LA FEDERAL RESERVE NON SPAVENTA IL CROSS EUR-USD CHE RITORNA SOPRA QUOTA 1,07

Terza settimana consecutiva in verde per il cambio Euro-Dollaro che conclude l’ ottava a quota 1,0738, allontanandosi sensibilmente dal supporto in area 1,06 che in più occasioni ha sostenuto le quotazioni, nei momenti in cui la pressione delle vendite hanno avuto il sopravvento sugli acquisti. La performance a cinque sedute del cross EUR/USD ha mostrato un + 0,6%, con gli scambi settimanali che si sono susseguiti all’ interno di un range di quasi due figure, compreso tra il minimo a quota1,0597 ed il massimo a quota 1,0784.

RITORNA IL SERENO SUL CROSS EUR-USD DOPO LO SCAMPATO PERICOLO DELLE ELEZIONI OLANDESI ED IL MEETING FED

Clima disteso sulla moneta unica europea all’ indomani della schiacciante vittoria del leader del partito liberale Mark Rutte che ha avuto la meglio sullo sfidante Geert Wilders, leader del PVV, partito islamofobo ed antieuropeista. Dollaro a picco e cross EUR/USD sugli scudi, sui massimi a 5 settimane, invece, dopo la decisione, presa all’ unanimità dal FOMC, il braccio operativo delle banca centrale americana, di alzare i tassi d’interesse Fed Funds di 25 punti base, con il solo presidente della FED di Minneapolis, Neel Kashkari che, votando contro la maggioranza degli altri membri del Federal Open Market Committee, avrebbe voluto mantenere invariati i tassi.

La debolezza di inizio ottava, scontava una manovra al rialzo più consistente, pari ad almeno un aumento dei tassi di 50 punti base, ed indicazioni più aggressive per il futuro, con quattro rialzi spalmati nell’ arco di quest’ anno. I cosiddetti Dot Plot, le attese di ogni singolo membro del FOMC, invece, hanno smentito quest’ ultima ipotesi, in quanto la stragrande maggioranza dei banchieri federali con diritto di voto, ha confermato di prevedere tre rialzi per il 2017. In seguito rialzo dei tassi USA, la Banca centrale della Cina, People’s Bank of China, ha alzato i tassi di 10 punti base, per evitare la fuga di capitali verso l’ estero, portando i tassi sui finanziamenti a 6 mesi ed a 1 anno, rispettivamente dal 2,95% al 3,05% e dal 3,1% al 3,2%.

INFLAZIONE DELL’EUROZONA CONFERMATA IN CRESCITA E DAI USA CONTRASTANTI

Conferme sulla crescita dell’inflazione nell’ area euro sono arrivate dalla lettura finale del dato del mese di Febbraio, attestatosi in salita al 2%, come anticipato in via preliminare, mentre su base mensile la crescita è stata pari a + 0,4%
I primi dati macro settimanali provenienti dagli USA hanno evidenziato un indice dei prezzi alla produzione in salita nel mese di Febbraio. Il dato, curato dal Dipartimento per il Commercio USA, ha, infatti, reso noto che lo scorso mese l’indice dei prezzi alla produzione destagionalizzato è aumentato dello 0,3%, in crescita dello 0,1% rispetto al mese di Gennaio, mentre su base annua i prezzi alla produzione (IPP) sono saliti del 2,2%, battendo le attese degli analisti che si aspettavano un aumento più contenuto, pari a + 2,0% . L’indice dei prezzi alla produzione Core, che esclude le categorie più volatili rappresentate da alimentari ed energetici, ha evidenziato un aumento a dispetto delle attese che non andavano oltre il + 0,2%. E’ bene sapere che i prezzi Core, essendo meno condizionati dalla volatilità, sono il migliore indicatore usato dalle banche centrali per monitorare il sentiment sui prezzi.

Nella prima metà della settimana è stato diffuso anche il dato relativo all’indice Empire State Manufacturing che misura l’ attività del settore manifatturiero nell’ area di New York, diminuito a Febbraio a 16,4 punti dai 18,7 punti della rilevazione precedente, ma meno dei pronostici degli analisti che si attendevano un calo più marcato a 15,3 punti. Nel mese di A Febbraio l’indice statunitense che misura l’andamento delle vendite al dettaglio ha registrato una crescita mensile dello 0,1%, minore delle attese che stimavano un dato pari a +0,2%. In leggera salita anche l’inflazione a stelle e strisce che, evidenziando un aumento dello 0,1% ha battuto le attese che invece si aspettavano un dato invariato.

Il Dipartimento per il Commercio USA, ha reso noto che nella settimana terminata lo scorso 11 Marzo, le richieste di sussidi di disoccupazione sono diminuite di 2.000 unità rispetto alla precedente lettura pari 243.000, attestandosi quindi a 241.000 unità. Le attese erano per un dato pari a 240.000 unità. Il mercato del lavoro statunitense continua a godere di ottima salute, mantenendosi sotto la soglia delle 300.000 richieste di sussidi di disoccupazione settimanali, livello che indica espansione, per la centoseiesima ( 106 ) settimana consecutiva. Collezionando la serie più lunga dagli anni 60 ad oggi. La media mobile mensile è invece aumentata a 237.250 unità (+750) . La media mobile a quattro settimane rappresenta un indicatore più affidabile, in quantomeno volatile rispetto alle singole rilevazioni settimanali. Scese, invece, le richieste continuative, calate di 30.000 unità a 2,03 milioni di unità.

Nella seconda parte della settimana sono arrivati i numeri relativi all’ indice Philly Fed che, nel mese di Marzo è calato a 32,8 punti rispetto ai 43,3 punti della precedente rilevazione. Nonostante la marcata diminuzione, il dato ha tuttavia battuto i pronostici degli analisti che attendevano un calo maggiore a 30 punti. Peggio delle attese, invece, il dato relativo alla produzione industriale che nel mese di Febbraio è rimasto stabile, rispetto al mese precedente, mentre gli analisti si aspettavano un aumento mensile dello 0,2%. Venerdì pomeriggio è stata la volta del Superindice salito a Febbraio dello 0,6% oltre le attese degli analisti ( +0,40% ).

Visto in crescita a 97 punti, in linea con le stime, anche il dato che misura la fiducia dei consumatori statunitensi, curato dall’Università del Michigan, che su base mensile a Marzo è salito dai 96,3 punti del mese precedente. La serie di dati macro relativi alla prima economia mondiale è terminata con la lettura, relativa al mese di Febbraio, dell’indice statunitense LMCI ( Labor Market Conditions Index ), confermata a 1,3 punti. La Federal Reserve, dal 2014, rileva l’andamento del mercato del lavoro statunitense, attraverso l’ LMCI che analizza ben 19 sotto-indici.

STRATEGIA SETTIMANALE DI TRADING SUL CROSS EUR/USD

Buona la performance ottenuta dal nostro trading system che ha centrato tre Target Price pronosticati della strategia Long, due Intraday ed uno Over ,ed ha raggiunto anche il primo obiettivo della strategia Short, Intraday.

La strategia rialzista consiglia l’apertura di posizioni Long nel caso in cui si registri una chiusura oraria maggiore di 1,0772 Target Price attesi in area 1,0784 ed 1,0813, Stop Loss in caso di chiusura oraria minore di 1,0706. Mantenere la posizione rialzista nel caso in cui si assista ad una chiusura oraria o giornaliera maggiore di 1,0813, per cercare di sfruttare possibili allunghi in area 1,0838 ed 1,0879; Stop Loss in caso di ritorno sotto 1,0738 in chiusura di candela oraria. Ed ancora, Long sulla forza, in caso di close orario maggiore di 1,0879, per tenare di prendere profitto in area 1,0905 ed 1,0947 estesa a 1,0986 ; stop loss nel caso in cui si verifichi un ritorno sotto 1,0813 in chiusura di candela giornaliera Consigliati Long Speculativi in caso di ulteriori affondi in area 1,0492, per cogliere eventuali rimbalzi in area 1,0532 ed 1,0573,estesa a 1,0597 ; Stop Loss in caso di ulteriori discese sotto 1,0462 in chiusura di candela oraria.

La strategia ribassista, invece, prevede l’ apertura di posizioni Short, nel caso in cui si registri una chiusura oraria minore di 1,0706; Target Price attesi in prima battuta a 1,068 e successivamente a 1,064; Stop Loss in caso di ritorno oltre 1,0772 in chiusura di candela oraria. Mantenere la posizione ribassista in caso di chiusura oraria minore di 1,064 per sfruttare possibili cali in area 1,0623 ed 1,0598; fissare uno Stop Loss, con l’ intento di non far aumentare eventuali perdite, in caso di ritorno sopra 1,0738 in chiusura di candela oraria. Previsti ulteriori Short in caso di discesa sotto area 1,0598 in chiusura oraria o giornaliera, per cavalcare eventuali affondi in area 1,0573 ed 1,0532, estesa a quota 1,0492; stop loss nel caso in cui si assista ad ritorno oltre quota 1,0666 in close orario. Consigliati Short Speculativi in caso di ulteriori rialzi in area 1,0986, per cercare di sfruttare possibili pull-back in area 1,0947 ed 1,0905; Stop Loss nel caso in cui il rialzo si spinga oltre 1,0986 in chiusura di candela daily.

CAMBIO EURO-DOLLARO SUL BREVE PERIODO

Dal punto di vista tecnico, superate le prime resistenze di brevissimo in 1,068-1,07, potremmo assistere ad ulteriori rialzi, con target in area 1,08-1,085. Pericolo, invece, in caso di flessione sotto area 1,06, con obiettivi al ribasso in area 1,055-1,05. Dando un rapido sguardo al quadro grafico del cross EUR/USD è facile notare come le quotazioni siano compresse ormai da mesi dentro l’ ampia congestione 1,05 – 1,15. Il cambio Euro –Dollaro, nei mesi scorsi, è stato respinto in prossimità della parte alta del range appena citato, complici una serie di dati economici che hanno favorito il biglietto verde ed aumentato le aspettative di rialzo dei tassi.

Fino ad ora comprare sui minimi e vendere EUR/USD sui massimi ha dato ottimi frutti. Siamo nuovamente entrati Long Multiday in seguito al pull-back di area a 1,05 -1,055, fissando il Target Price a 1,08 -1,085. Stop Loss da applicare rigorosamente in caso di perdita di area 1,04 in chiusura di candela giornaliera. Suggeriti acquisti Multiday sulla forza in caso di chiusura settimanale maggiore di 1,08, per puntare prima a quota 1,09 ed in un secondo momento a 1,10. Stoppare la posizione in caso di close di ottava minore a 1,0585.

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