Allarme Stretto di Hormuz: Goldman prevede Brent a 110$ e gas oltre i 100€/MWh. Cosa succede ora?

Con l’inasprirsi delle tensioni geopolitiche in Medio Oriente, in particolare tra l’Iran e le potenze occidentali, Goldman Sachs lancia un nuovo allarme sui potenziali rincari dei prezzi energetici.

Il recente aumento del prezzo del Brent crude, che ha sfiorato gli 80 dollari al barile, riflette i timori dei mercati per possibili interruzioni nelle forniture globali.

Secondo le ultime analisi del team guidato da Daan Struyven, la banca d’investimento prevede che le tensioni attuali stiano già generando un premio di rischio geopolitico valutato in 12 dollari al barile.

Sebbene lo scenario centrale non includa al momento uno stop significativo alle esportazioni di petrolio o gas naturale, i rischi per la sicurezza dell’approvvigionamento sono in crescita.

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I possibili scenari secondo Goldman Sachs

Goldman Sachs prende in esame diversi sviluppi potenzialmente destabilizzanti. Nel caso in cui le esportazioni via mare dell’Iran subissero un calo di circa 1,75 milioni di barili al giorno, a causa di nuove sanzioni internazionali o danni alle infrastrutture, il prezzo del Brent potrebbe rapidamente toccare quota 90 dollari.

• 📉 Riduzione export iraniano: –1,75 milioni bpd → Brent a $90

Se la crisi dovesse protrarsi nel tempo, è probabile che le quotazioni restino elevate fino al 2026, con un intervallo stimato tra 70 e 80 dollari al barile.

• 🛢️ Scenari persistenti: prezzi sostenuti a $70–80 fino al 2026

Ma il rischio più rilevante riguarda un’eventuale escalation militare nella regione. In uno scenario più grave, con il 50% del traffico petrolifero attraverso lo Stretto di Hormuz bloccato per un mese, seguito da un rallentamento del 10% per quasi un anno, il prezzo del Brent potrebbe arrivare a sfiorare i 110 dollari, anche in presenza del rilascio delle riserve strategiche e del ricorso a oleodotti alternativi.

• ⚠️ Escalation regionale:
  • 50 % traffico bloccato per 1 mese
  • 10 % riduzione ulteriore per 11 mesi
  • Brent potenziale picco: ~$110.

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Impatti anche sul mercato europeo del gas naturale

Non solo petrolio: anche il gas naturale è sotto osservazione. I prezzi del benchmark europeo TTF hanno già raggiunto livelli critici, avvicinandosi ai 74 euro per megawattora, soglia che in passato ha innescato una forte distruzione della domanda, come avvenuto durante la crisi energetica del 2022.

Secondo le stime di Goldman Sachs, un’interruzione prolungata del flusso di gas attraverso lo Stretto di Hormuz potrebbe far impennare il prezzo oltre 100 euro/MWh, con gravi ripercussioni sull’intera economia europea.

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Il ruolo delle potenze globali nel contenere l’instabilità

Nonostante l’attuale fase di alta volatilità, gli analisti di Goldman Sachs evidenziano che Stati Uniti e Cina, in quanto principali potenze economiche mondiali, avrebbero tutto l’interesse a evitare un blocco prolungato dello Stretto di Hormuz. Questa rotta marittima è infatti cruciale per il commercio globale, con quasi il 20% del petrolio mondiale che vi transita quotidianamente.

• 🌐 Interessi condivisi:
  • USA e Cina vogliono evitare shock energetici
  • Mantenere libero lo Stretto di Hormuz

La situazione resta tesa, e gli sviluppi delle prossime settimane saranno fondamentali per comprendere se i timori del mercato si concretizzeranno in un vero shock energetico, o se prevarrà la via diplomatica. Nel frattempo, gli investitori dovranno tenere conto del rischio geopolitico come fattore chiave nelle previsioni su petrolio e gas.

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