L’ultimo taglio della produzione di greggio da parte dell’OPEC e dei suoi alleati ha fatto impennare i prezzi del petrolio e gli analisti affermano che i principali importatori di petrolio come l’India, il Giappone e la Corea del Sud saranno i Paesi che subiranno i peggiori danni se i prezzi dovessero raggiungere i 100 dollari al barile, come alcuni hanno previsto.

Ricordiamo che domenica scorsa l’OPEC+ ha annunciato un taglio della produzione di 1,16 milioni di barili al giorno, con una mossa che i mercati petroliferi non si aspettavano. Di questa mossa non saranno certamente gli USA a soffrire i danni maggiori, bensì le nazioni che non hanno risorse petrolifere interne come – appunto – quelle di cui sopra e, in Europa, la Francia, solo per citare alcuni grandi esempi.

Ricordiamo anche che i tagli volontari dei Paesi del cartello petrolifero inizieranno a maggio e dureranno fino alla fine del 2023 e che sia l’Arabia Saudita che la Russia si sono impegnate a tagliare la produzione di petrolio di 500.000 barili al giorno fino alla fine di quest’anno, mentre altri membri dell’OPEC come Kuwait, Oman, Iraq, Algeria e Kazakistan ridurranno la produzione in maniera più lieve.

Le regioni più colpite dalla riduzione dell’offerta di petrolio e dal relativo balzo del prezzo del greggio sono quelle con un alto grado di dipendenza dalle importazioni e un’elevata quota di combustibili fossili nei loro sistemi energetici primari“, ha dichiarato il direttore di Eurasia Group, Henning Gloystein, per poi aggiungere che “ciò significa che le più esposte sono le industrie dei mercati emergenti che dipendono dalle importazioni, soprattutto nel Sud e nel Sud-Est asiatico, nonché le industrie pesanti del Giappone e della Corea del Sud che dipendono dalle importazioni“.

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India

L’India è il terzo consumatore di petrolio al mondo e sta acquistando petrolio russo con un forte sconto da quando sono state imposte sanzioni alla Russia in risposta all’invasione dell’Ucraina. Secondo i dati del governo, a febbraio le importazioni di greggio dell’India sono aumentate dell’8,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Dunque, sebbene il Paese stia ancora traendo profitto dal gas russo a prezzo di sconto, in realtà per il subcontinente la situazione non è ideale, considerato che sta già soffrendo a causa dei prezzi elevati del carbone e del gas. Se il petrolio dovesse salire ancora, non potrà che iniziare a danneggiare ulteriormente la crescita economica indiana.

Giappone

Il petrolio è la fonte energetica più importante in Giappone e rappresenta circa il 40% dell’approvvigionamento energetico totale. “Non avendo una produzione interna degna di nota, il Giappone è fortemente dipendente dalle importazioni di greggio, di cui l’80%-90% proviene dalla regione del Medio Oriente“, ha dichiarato l’Agenzia Internazionale dell’Energia.

Corea del Sud

Anche per la Corea del Sud il petrolio costituisce la maggior parte del fabbisogno energetico. Una situazione che, peraltro, accomuna la Corea con l’Italia: entrambi i Paesi dipendono per oltre il 75% dalle importazioni di petrolio.

Economie emergenti

I problemi, infine, saranno ingenti anche per quei mercati emergenti che non hanno la capacità di sostenere queste importazioni di combustibile, come Argentina, Turchia, Sudafrica e Pakistan .

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