Derichebourg torna protagonista a Parigi con un balzo in Borsa superiore al 10 per cento, premiata dagli investitori dopo la pubblicazione dei risultati annuali. Nonostante un contesto di mercato sfidante per il settore del riciclo, il gruppo francese ha archiviato l’esercizio con un utile netto in aumento del 63 per cento, raggiungendo i 122 milioni di euro. Un risultato che, secondo la dirigenza, riflette soprattutto la svolta operativa ottenuta da Elior Group, partecipata strategica del conglomerato.

L’azienda, specializzata nel recupero di metalli e nei servizi ambientali, ha tuttavia visto una contrazione dei ricavi consolidati, scesi a 3,34 miliardi di euro. La flessione, pari al 7,5 per cento, rispecchia l’indebolimento dei prezzi e dei volumi sia nel comparto dei metalli ferrosi che in quello dei non ferrosi.
Metalli ferrosi in sofferenza, ma margini in recupero
Nel cuore del business legato al riciclo, i ricavi sono arretrati del 7,7 per cento, attestandosi a 3,15 miliardi di euro. Il calo più marcato si registra nei metalli ferrosi, dove il fatturato legato ai rottami ha perso oltre il 15 per cento, complice il ribasso dei prezzi medi, scesi da 349 a 321 euro per tonnellata. Anche le quantità ritirate sono diminuite del 7,7 per cento: un riflesso diretto della contrazione produttiva degli acciaierie europee, frenate dall’impennata dei costi energetici e dalla crescente concorrenza delle esportazioni a basso prezzo provenienti dalla Cina.
Performance contrastata nei metalli non ferrosi, con il rame in primo piano
Anche i volumi dei materiali non ferrosi hanno registrato una flessione, pari all’8,7 per cento. Tuttavia il prezzo medio di vendita è cresciuto dell’8,4 per cento, spinto dalla maggiore incidenza dei prodotti premium a base di rame. La raccolta di questo metallo si è rivelata decisiva: ha rappresentato il 37 per cento del fatturato del segmento, con volumi in crescita del 3,8 per cento. Al contrario, alluminio, acciaio inox, ottone e piombo hanno riportato un sensibile calo, mentre zinco e metalli minori hanno mostrato una modesta crescita.
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Costi sotto controllo e redditività in miglioramento
Malgrado il rallentamento dei ricavi, Derichebourg ha difeso la marginalità. L’EBITDA ricorrente è leggermente sceso a 319,5 milioni di euro, ma il margine operativo è salito dal 9,2 al 9,6 per cento grazie a una gestione più snella dei costi. Anche sul fronte della liquidità operativa il gruppo ha superato le attese, comunicando che le consegne di settembre hanno generato margini migliori rispetto alle stime iniziali.
L’utile operativo ha invece subito una contrazione del 10 per cento, attestandosi a 157,9 milioni di euro, mentre l’utile pre–tax è sceso a 119,1 milioni. La minore incidenza degli oneri finanziari, favorita da un indebitamento più contenuto e da tassi più bassi, ha però limitato l’impatto negativo.
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Elior Group traina il risultato finale
Il vero salto di qualità arriva dal contributo delle società partecipate, passato da una perdita di 19 milioni a un guadagno di 43,9 milioni. Elior Group da sola ha apportato 42,4 milioni di euro, definita dalla dirigenza una vera leva di svolta strategica. Il presidente Daniel Derichebourg ha parlato di “miglioramento spettacolare”, sottolineando come la trasformazione intrapresa da Elior apra prospettive molto positive per gli anni futuri.
Il CEO Abderrahmane El Aoufir ha evidenziato invece la capacità del gruppo di rafforzare il margine operativo attraverso l’ottimizzazione della struttura costi, l’espansione in segmenti specialistici e una maggiore diversificazione del business.
Debito in calo, investimenti solidi e dividendo confermato
Il debito netto è sceso a 682,8 milioni di euro, in diminuzione di oltre 30 milioni. Nel corso dell’anno l’azienda ha investito 131,7 milioni in impianti e infrastrutture, pari al 41 per cento dell’EBITDA ricorrente. Il consiglio ha proposto un dividendo stabile a 0,13 euro per azione. Il capitale circolante netto è aumentato di 54,8 milioni a causa dell’incremento delle rimanenze e dei crediti commerciali.
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Previsioni per il 2026 e impatto delle nuove regole UE sull’acciaio
Guardando al nuovo esercizio, Derichebourg stima ricavi stabili o in lieve miglioramento e un EBITDA ricorrente compreso tra 320 e 350 milioni di euro. La società conta inoltre su un potenziale beneficio regolamentare: a partire dal 2026 entreranno in vigore nuove norme europee che aumenteranno il costo dell’acciaio importato. Questo cambiamento dovrebbe favorire il riciclo di materiali ferrosi sul continente, sostenendo domanda e margini della compagnia.
Il quadro che emerge è quello di un gruppo capace di resistere a un mercato complesso, riducendo il debito, mantenendo i margini ed estrarre valore dalle partecipazioni strategiche. Un mix che ha acceso l’interesse degli investitori, rafforzando la fiducia nella traiettoria di crescita per i prossimi anni.
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