Shell finisce sotto la lente di HSBC, che declassa il titolo da “buy” a “hold”, segnalando crescenti preoccupazioni sul fronte del debito, sulla tenuta dei profitti derivanti dal trading e sulla sopravvalutazione rispetto ai concorrenti diretti del settore energetico. La banca d’investimento inglese ha pubblicato l’analisi in una nota ufficiale, datata lunedì, che ridisegna le prospettive del colosso petrolifero per i prossimi anni.

Indice
Debito in crescita e flussi di cassa sotto pressione
Secondo HSBC, il debito netto di Shell è destinato a superare i 60 miliardi di dollari entro il 2027, rispetto ai 43 miliardi registrati nel secondo trimestre del 2025. Questo aumento sarebbe il risultato di una gestione finanziaria sotto pressione, con flussi di cassa operativi stimati in circa 40 miliardi di dollari all’anno tra il 2025 e il 2027, insufficienti a coprire l’insieme di capex (20-22 miliardi), dividendi e buyback (22,5 miliardi) e pagamenti di leasing (5 miliardi).
Il livello di indebitamento finanziario netto sul capitale (net debt ratio) è atteso in crescita dal 19% attuale fino a un range tra il 25% e il 29% entro tre anni, riportando Shell su livelli simili a quelli successivi all’acquisizione di BG Group. Questo peggioramento dei fondamentali finanziari pesa sull’attrattività dell’azione.
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Profitti da trading in calo e contributo marginale alla redditività
Uno dei punti critici riguarda la diminuzione dei guadagni legati al trading, in particolare nel segmento Integrated Gas, storicamente uno dei principali motori di utile per Shell. HSBC segnala che il contributo netto del trading al risultato finale si aggira intorno al 25% per Shell, una quota più elevata rispetto al 20% di BP e al 10-15% di TotalEnergies, ma in fase discendente a causa della normalizzazione dei mercati energetici.
Il rendimento sul capitale medio impiegato (ROACE) generato dalle attività di trading dovrebbe attestarsi attorno al 2%, al limite inferiore della guidance interna di Shell (2-4%) e in linea con la media storica decennale. La banca ha tagliato del 12% le previsioni di utile operativo netto (NOPAT) per la divisione Integrated Gas nel triennio 2025-2027 rispetto al consensus.
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Multipli elevati e rendimento inferiore rispetto ai concorrenti
HSBC mette in discussione anche la valutazione attuale del titolo Shell, che secondo l’analisi continua a scambiare con un premio del 10-15% sui multipli EV/DACF e P/CF del 2026 rispetto a TotalEnergies. Tuttavia, questo vantaggio non è più giustificabile alla luce di un rendimento da distribuzione inferiore (11% per Shell contro 13% di Total) e di un profilo di rischio debitorio simile.
La revisione include un taglio del 4% alle stime di utile netto e del 5% ai flussi di cassa per il periodo 2025-2027. Il risultato operativo previsto per il 2026 risulta ora inferiore del 5% rispetto alle previsioni raccolte da Bloomberg, con una revisione al ribasso dell’EPS stimato a 2,98 dollari per il 2025 e 3,16 dollari per il 2026, contro i precedenti 3,21 e 3,24 dollari.
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Ritorni in calo e deficit di finanziamento crescente
Nonostante Shell abbia confermato il riacquisto di azioni da 3,5 miliardi di dollari per il terzo trimestre, HSBC evidenzia che il rapporto tra ritorni agli azionisti e flussi di cassa salirà al 51-52% tra il 2025 e il 2027, superando la fascia dichiarata da Shell del 40-50%.
Inoltre, i pagamenti di leasing annui pari a 5 miliardi di dollari incidono pesantemente sul free cash flow, riducendone il rendimento per il 2026 al 6,3%, rispetto all’8,7% precedente (escludendo i leasing). Questo comporta un deficit di finanziamento stimato in oltre 9 miliardi di dollari, pari a circa il 4% della capitalizzazione di mercato.
Secondo HSBC, le dismissioni patrimoniali non saranno sufficienti a colmare questo divario, alla luce delle recenti performance poco incisive nella cessione di asset.
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