In casa Unicredit si sta perfezionando un interessante movimento che potrebbe impattare sulle azioni della banca nei prossimi mesi.
Il piano del timoniere Andrea Orcel è oramai chiaro: riportare il controllo dei prodotti finanziari direttamente nelle mani di Unicredit. Dalla sua nomina, Orcel ha avviato una trasformazione radicale, preferendo pagare penali contrattuali piuttosto che continuare a fare da semplice distributore per fondi altrui. La logica? Più commissioni in casa significano più profitti per la banca e, potenzialmente, per gli azionisti.
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Il corteggiamento di BNP e il mal di pancia di Amundi
Mentre UniCredit ricostruisce le proprie competenze interne, nuovi pretendenti bussano alla porta. BNP Paribas non ha perso tempo nel dichiararsi disponibile a una partnership quando l’accordo con Amundi spirerà nel 2027. “Naturalmente siamo aperti a collaborazioni con piattaforme di qualità”, ha dichiarato il CEO Bonnafe con una tempistica che difficilmente può definirsi casuale.
Nel frattempo, Amundi accusa il colpo in borsa. Il titolo francese ha subito un tracollo del 6,4% dopo le indiscrezioni sulla progressiva riduzione della loro presenza nel portafoglio prodotti Unicredit. Una partnership da 88 miliardi di euro (di cui 69 solo in Italia) che sembrava solida fino all’arrivo di Orcel.
Perché gli investitori dovrebbero prestare attenzione
La strategia di internalizzazione dell’asset management potrebbe trasformarsi in un potente catalizzatore per il titolo Unicredit. Ecco i potenziali benefici:
- Flussi di ricavi più stabili e prevedibili
- Margini più elevati sulle commissioni
- Maggiore controllo sul design dei prodotti
- Minore dipendenza da partner esterni
- Crescita organica del business senza necessità di acquisizioni costose
C’è anche una dimensione strategica più ampia. Le tensioni con Credit Agricole (proprietaria di Amundi) derivano dal ruolo protettivo che la banca francese ha assunto nei confronti di Banco BPM, impedendo i piani espansionistici di UniCredit nel mercato italiano. La mossa di Orcel può quindi essere letta anche come una risposta tattica in questo complesso scacchiere bancario europeo.
Cosa aspettarsi fino al 2027
Il contratto attuale obbliga Unicredit a mantenere circa il 75% dei suoi asset under management in Italia investiti in fondi Amundi, ma la banca italiana sta già pagando penali per ridurre questa quota. La vera libertà arriverà solo nel 2027, quando scadranno questi vincoli.
Per gli azionisti, questo significa che il pieno impatto positivo della strategia potrebbe materializzarsi solo tra qualche anno, ma il mercato tende ad anticipare questi sviluppi. Non sorprende quindi che molti analisti stiano iniziando a incorporare queste prospettive nelle loro valutazioni del titolo UCG.MI.
Se siete investitori o state considerando di aggiungere UniCredit al vostro portafoglio, tenete d’occhio ogni comunicazione relativa alla gestione patrimoniale: potrebbe essere la chiave per capire il futuro della banca nel medio-lungo termine!
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