Oracle sta vivendo un momento di svolta che non è passato inosservato a Wall Street. Le azioni del colosso tecnologico statunitense hanno ricevuto un’ondata di ottimismo da parte degli analisti di Bernstein e Jefferies, che hanno rivisto al rialzo i target di prezzo, spinti da una crescita esplosiva dei ricavi nel settore cloud e dalla firma di contratti miliardari destinati a trasformare il futuro dell’azienda.

un edificio con la scritta Oracle in cima. A sinistra una gru e in trasparenza un grafico a candele e una freccia verde verso l'alto
Oracle – MeteoFinanza.com

Contratto record da oltre 30 miliardi di dollari: un nuovo capitolo per Oracle

La scorsa settimana Oracle ha annunciato la sottoscrizione di un mega contratto pluriennale, destinato a generare oltre 30 miliardi di dollari annui a partire dall’esercizio fiscale 2028. Una cifra impressionante, che da sola rappresenterebbe una fetta considerevole del fatturato atteso nei prossimi anni.

  • Valore annuo del contratto: oltre 30 miliardi di dollari
  • Decorrenza: anno fiscale 2028
  • Impatto previsto: significativa crescita del fatturato

Secondo Jefferies, questo accordo segna un “punto di svolta” per l’evoluzione di Oracle come hyperscaler globale, al pari dei big del cloud come Amazon Web Services e Microsoft Azure. Gli analisti hanno quindi fissato un nuovo target a 270 dollari per azione, basato su un multiplo di 32 volte l’EPS GAAP atteso per il 2028.

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Bernstein: Oracle non è più un titolo difensivo

Anche Bernstein ha rilanciato sulla valutazione del titolo, portando il target a 269 dollari (dai precedenti 225), e alzando il multiplo degli utili attesi per il 2027 da 26,5x a 31x.

Gli esperti sottolineano come Oracle, storicamente vista come una scelta difensiva, stia finalmente mostrando una traiettoria di crescita solida, guidata dall’espansione nel cloud e nell’intelligenza artificiale.

Un dato chiave: il cloud rappresenta ora il 50% del segmento software dell’azienda e continua a crescere più velocemente di tutte le altre divisioni.

A trainare questa crescita sono soprattutto le soluzioni OCI Gen 2 (Oracle Cloud Infrastructure di seconda generazione), i database cloud-native e le attività del cosiddetto Strategic Back Office, sempre più integrate nei processi aziendali dei grandi clienti.

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L’accordo con OpenAI e la spinta infrastrutturale per l’AI

Un altro elemento che ha rafforzato la fiducia degli analisti è il recente accordo con OpenAI, che prevede il leasing di 4,5 gigawatt di capacità nei data center Oracle.

Questo investimento massiccio dimostra l’ambizione dell’azienda nel diventare un pilastro infrastrutturale dell’intelligenza artificiale generativa, con un occhio ai futuri carichi di lavoro di training su larga scala.

  • Capacità data center affittata: 4,5 GW
  • Partner strategico: OpenAI
  • Obiettivo: supportare l’espansione dell’AI generativa

Secondo Jefferies, il solo contratto da 30 miliardi di dollari potrebbe coprire oltre il 65% dei ricavi IaaS (Infrastructure-as-a-Service) attesi per il 2028 e rappresentare quasi un terzo del fatturato totale. Una proiezione che rende il cammino verso l’obiettivo dei 104 miliardi di dollari di ricavi entro il 2029 molto più solido e prevedibile.

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Oracle: un gigante che ha ritrovato lo slancio

Per Bernstein, mentre il mercato è focalizzato su OCI e le soluzioni AI, esiste ancora un’enorme opportunità sottovalutata nei database cloud e nei servizi di back office strategico. In altre parole, Oracle sta crescendo su più fronti, con una pipeline di innovazione e contratti che giustifica pienamente il nuovo entusiasmo degli investitori.

La società, una volta vista come un dinosauro tecnologico, si sta ora posizionando come uno degli attori più dinamici e strategici del settore cloud e AI, pronta a competere ad armi pari con i colossi della Silicon Valley. E, secondo gli analisti, questo è solo l’inizio.

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