Il cambio euro dollaro è salito leggermente verso quota 1,1350 nella sessione pre-natalizia, perdendo poi forza e diventando piatto intorno a 1,1330. L’azione di trading è rimasta sottotono a causa dei bassi della vigilia, e anche questa settimana non ci attendiamo picchi di operatività, visto il periodo.

Sul grafico a quattro ore, l’indicatore Relative Strength Index (RSI) si sta muovendo lateralmente intorno a quota 60, suggerendo che i venditori non mostrano interesse nella coppia valutaria. Inoltre, le ultime quattro candele sullo stesso grafico hanno chiuso sopra la SMA a 200 periodi; confermando il bias rialzista nel prossimo termine.  La resistenza statica sembra essersi formata a 1,1340 davanti a 1,1360 (massimo post-ECB del 16 dicembre) e 1,1380 (massimo del 30 novembre).  Al ribasso, i supporti si trovano a 1,1310 (SMA a 200 periodi) e 1,1290 (SMA a 50 periodi).

Per quanto concerne le previsioni di breve termine, le prospettive rialziste rimangono per il momento intatte per la coppia, ma è probabile che le condizioni di trading deboli limitino i movimenti anche nei prossimi giorni.

Sul fronte macro, i dati pubblicati dall’US Burau of Economic Analysis hanno rivelato giovedì che l’indice dei prezzi Core Personal Consumption Expenditures (PCE) annuale, l’indicatore preferito dalla Fed per l’inflazione, è salito al 4,7% a novembre dal 4,2% di ottobre. La comunicazione ha superato l’aspettativa del mercato del 4,2%. Il rendimento dei titoli del Tesoro USA a 10 anni è intanto salito verso l’1,5% dopo il report sull’inflazione e secondo il FedWatch Tool del CME Group, i mercati stanno valutando una probabilità del 53,8% di un aumento dei tassi della Fed di 25 punti base a marzo.

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