Secondo una recente analisi di UBS, la Banca Centrale Europea (BCE) e le altre principali banche centrali europee si avviano verso una fase di stabilità dei tassi nei prossimi mesi, con poche possibilità di ulteriori tagli o rialzi nel breve termine.

Gli esperti dell’istituto elvetico ritengono che il ciclo di allentamento monetario sia ormai concluso e che l’attuale livello dei tassi garantisca un equilibrio adeguato tra sostegno all’economia e controllo dell’inflazione.
In particolare, UBS si aspetta che la BCE mantenga il tasso sui depositi al 2% nella riunione prevista per il 30 ottobre, ribadendo un approccio dipendente dai dati macroeconomici e dalla traiettoria dell’inflazione nell’eurozona.
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La crescita economica del blocco europeo, secondo le stime di UBS, rimarrà modesta nella seconda metà del 2025, complice l’impatto dei nuovi dazi imposti dagli Stati Uniti. Tuttavia, l’inflazione dovrebbe restare vicina o leggermente inferiore all’obiettivo del 2%, consentendo alla BCE di mantenere un atteggiamento prudente.
La banca segnala inoltre che il rafforzamento della spesa pubblica a favore della difesa e delle infrastrutture, soprattutto in Germania, potrebbe fornire un sostegno aggiuntivo alla crescita a partire dall’inizio del 2026.
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Per quanto riguarda la Bank of England (BoE), UBS ha corretto le proprie previsioni, escludendo un taglio dei tassi a novembre. Gli analisti prevedono che l’istituto britannico conserverà il tasso al 4% per tutto il 2025, con la prima riduzione di 25 punti base attesa solo a febbraio 2026.
Il tasso terminale stimato sale così al 3,25%, con tre tagli previsti nel corso del 2026, segnalando un atteggiamento più cauto del previsto in risposta all’andamento dei prezzi e dei salari nel Regno Unito.
Sul fronte svizzero, la Banca Nazionale Svizzera (BNS) dovrebbe mantenere il tasso di riferimento allo 0%, dopo la decisione di settembre di non modificarlo. UBS osserva che l’eventuale rafforzamento del franco, dovuto alla ricerca di beni rifugio in un contesto globale incerto, potrebbe essere contrastato con interventi sul mercato dei cambi, prima ancora che con modifiche ai tassi d’interesse.
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Infine, la Riksbank svedese, dopo il recente taglio di 25 punti base all’1,75%, non dovrebbe introdurre ulteriori riduzioni nel breve periodo. Secondo UBS, il tasso resterà invariato per diversi trimestri, con la possibilità di un futuro aumento fino al 2,25% entro la fine del 2026, quando le condizioni economiche permetteranno un ritorno a livelli più neutri di politica monetaria.
Nel complesso, l’analisi di UBS suggerisce che le banche centrali europee stiano entrando in una fase di consolidamento, dove la priorità sarà mantenere la stabilità finanziaria e monitorare con attenzione gli effetti dei nuovi equilibri geopolitici e fiscali sull’inflazione e sulla crescita.
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