Il governo italiano vuole rimettere in moto il negoziato per il futuro di PagoPA, la piattaforma digitale per i pagamenti verso la Pubblica Amministrazione, attualmente controllata dal Tesoro. A quanto risulta da fonti vicine al dossier, Poste Italiane e Zecca dello Stato sono state sollecitate a riprendere le discussioni in vista di un possibile accordo.

L’obiettivo, già delineato in un piano dello scorso anno, è quello di rafforzare il sistema dei pagamenti digitali nazionali, affidando a Poste Italiane una quota di minoranza in PagoPA. L’operazione si inserirebbe in una più ampia strategia di consolidamento dei servizi digitali pubblici, dove Poste – già attiva nei settori finanziari, energetici e delle telecomunicazioni – avrebbe un ruolo centrale.
Ma le trattative si sono bloccate sulla valutazione economica della piattaforma. Il prezzo stimato di 500 milioni di euro, proposto da un advisor del Ministero dell’Economia, è stato giudicato eccessivo sia da Poste che dalla Zecca di Stato. L’impasse ha rallentato i tempi, ma secondo le ultime indiscrezioni, le parti starebbero lavorando per trovare un’intesa entro settembre, anche se non esiste ancora una deadline ufficiale.
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Nel frattempo, PagoPA ha raggiunto numeri record, gestendo nel 2025 oltre 57 miliardi di euro di pagamenti verso la Pubblica Amministrazione. Un risultato che sottolinea l’importanza strategica dell’ente nei piani di digitalizzazione del Paese, specialmente nell’ambito dello sviluppo dell’app IO, il portafoglio digitale dello Stato.
L’app IO permette ai cittadini di effettuare pagamenti, conservare documenti ufficiali e accedere ai servizi pubblici in modo centralizzato. Un ecosistema digitale che, se integrato con le capacità di Poste, potrebbe accelerare ulteriormente la transizione digitale italiana.
Tuttavia, l’ipotesi di un ingresso di Poste nel capitale di PagoPA ha sollevato preoccupazioni nel settore bancario, che teme un ulteriore rafforzamento di un attore già molto competitivo nel panorama dei pagamenti digitali. Il comparto, infatti, è già sotto pressione per via della crescente presenza di colossi internazionali come Apple, Google e PayPal, protagonisti assoluti in ambito fintech.
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Poste Italiane, dal canto suo, non nasconde timori legati alla sovrapposizione tra PagoPA e alcuni dei suoi servizi, in particolare riguardo al progetto Send: una nuova piattaforma per l’invio e la ricezione di comunicazioni legali digitali tra cittadini e Pubblica Amministrazione. Se pienamente operativo, Send potrebbe diventare un concorrente diretto di alcuni strumenti già offerti da Poste.
Il quadro, dunque, resta complesso. Da un lato la spinta alla digitalizzazione, dall’altro gli equilibri delicati tra pubblico e privato nel settore dei servizi digitali. Settembre potrebbe essere il mese chiave per capire se la partita su PagoPA troverà finalmente una sintesi.
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