Argento, platino e palladio sono diventati i veri protagonisti del 2025, con una crescita esplosiva che ha sorpreso anche gli analisti più ottimisti. Da inizio anno, l’argento ha guadagnato circa il 66%, il platino il 65% e il palladio oltre il 50%. Un rally che non nasce da un boom della domanda industriale, ma da una combinazione di fattori finanziari, tensioni sulle scorte fisiche e incertezze geopolitiche che hanno acceso l’interesse degli investitori, trasformando questi metalli in asset strategici.

Gli investitori puntano sui metalli “alternativi” dopo il taglio dei tassi USA
Il primo motore della corsa è arrivato dalla politica monetaria statunitense. Dopo il taglio dei tassi da parte della Federal Reserve, molti investitori privati hanno aumentato le allocazioni su metalli come argento, platino e palladio, considerandoli un’alternativa a maggiore potenziale rispetto all’oro. L’idea dominante era chiara: dopo il rally dell’oro, gli altri metalli preziosi avevano “spazio per recuperare”, soprattutto nei mercati meno liquidi come quelli di platino e palladio, dove anche movimenti moderati possono generare rialzi significativi.
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Scorte di Londra ai minimi e spostamento verso gli Stati Uniti: ecco perché i prezzi sono esplosi
Un fattore cruciale è stato lo spostamento di metallo fisico fuori da Londra, storicamente il centro dei prezzi globali. Argento, platino e palladio sono inseriti nella lista dei minerali critici degli Stati Uniti e, almeno in teoria, potrebbero essere soggetti a tariffe fino al 50%. Sebbene siano stati esentati nell’aprile 2025, il timore di future restrizioni commerciali e l’indagine anti-dumping sul palladio russo hanno spinto i trader a spostare grandi quantità di metallo verso le borse statunitensi, prosciugando le scorte londinesi.
Una volta che la disponibilità a Londra si è ridotta, le condizioni per innescare una “stretta sui prezzi” sono diventate ideali: poca offerta, poca liquidità e forti movimenti speculativi.
Emblematico è stato il caso dell’argento a ottobre: una stretta acuta ha fatto impennare i prezzi, ma quando la tensione si è allentata, il metallo ha perso l’11% in soli quattro giorni, trascinando con sé anche oro e altri metalli preziosi.
Mercati fragili e meno liquidi: vulnerabilità e volatilità esplosiva
A differenza dell’oro, argento, platino e palladio non dispongono di una solida rete di prestiti istituzionali e strumenti derivati a supporto della liquidità. Questo rende i loro mercati più vulnerabili a movimenti improvvisi, soprattutto quando le scorte fisiche calano e gli investitori istituzionali entrano con volumi elevati.
Tariffe USA improbabili, ma l’incertezza resta un catalizzatore
Secondo Goldman Sachs, la probabilità che gli Stati Uniti impongano dazi significativi su questi metalli è bassa. La produzione nazionale è limitata: l’argento americano è in minima parte estratto e spesso solo come sottoprodotto, mentre la produzione di platino e palladio è concentrata quasi esclusivamente in Russia e Sudafrica. Negli USA operano solo due miniere in Montana, e neppure a pieno regime.
Anche un divieto sulle importazioni di palladio russo è considerato poco probabile: uno studio governativo ha stimato che porterebbe un aumento dei prezzi del 24% e perdite economiche di circa 1 miliardo di dollari, pesando soprattutto sulle case automobilistiche.
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Domanda industriale tra elettrificazione, riciclo e sostituzioni tecnologiche
Sul fronte industriale, il quadro è contrastante. La crescente diffusione dei veicoli elettrici in Cina riduce l’uso di palladio e platino nei catalizzatori tradizionali e aumenta al contempo l’offerta di rottami da riciclo. Allo stesso tempo, il platino potrebbe trovare nuove applicazioni nelle celle a combustibile, soprattutto per alimentare data center e infrastrutture energetiche legate all’AI, ma questa opportunità è ancora in fase embrionale.
Non va sottovalutato il rischio di sostituzione tecnologica: in passato, durante la rapida espansione solare della Cina (2022), il rame fu utilizzato al posto dell’argento nelle celle fotovoltaiche per contenere i costi. Se i prezzi dei metalli dovessero restare elevati, eventi simili potrebbero ripetersi.
Conclusione: rally potente, ma fragilità nascosta
La corsa di argento, platino e palladio del 2025 è stata alimentata molto più dalla finanza che dall’economia reale. Fattori come scorte limitate, movimenti strategici dei metalli fisici, speculazione e timori commerciali hanno avuto un ruolo centrale, lasciando questi asset vulnerabili a future ondate di volatilità.
Gli investitori guardano a questi metalli con crescente interesse, ma anche con consapevolezza: le opportunità ci sono, ma i rischi sono altrettanto elevati.
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