Il dollaro statunitense ha chiuso la giornata di martedì sostanzialmente invariato, nonostante una seduta caratterizzata da forte volatilità. L’instabilità è stata innescata dall’annuncio del presidente Donald Trump di aver licenziato la governatrice della Federal Reserve Lisa Cook, un atto senza precedenti che riaccende il dibattito sull’indipendenza della banca centrale americana.

Primo piano di Donald Trump e accanto delle banconote in primo piano
Euro e dollaro – MeteoFinanza.com

Alle 08:35 italiane, il Dollar Index – che misura la forza del biglietto verde rispetto a un paniere di sei valute principali – si attestava a 98,320 punti, recuperando dopo una flessione iniziale dello 0,4% dovuta alla notizia. Lunedì, invece, la valuta statunitense aveva già registrato il miglior rialzo giornaliero del mese, segnale di una fase di forte incertezza sui mercati valutari.

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L’indipendenza della Fed sotto pressione

Secondo la lettera inviata da Trump, la governatrice Cook sarebbe stata rimossa per presunte irregolarità legate a prestiti ipotecari. Cook, però, ha replicato affermando che il presidente non ha l’autorità per licenziare un membro della Fed e che non ha alcuna intenzione di dimettersi.
Si tratta di un episodio senza precedenti: nessun presidente americano ha mai tentato di rimuovere un governatore della Federal Reserve. È quindi probabile che la questione finisca alla Corte Suprema.

Gli analisti di ING avvertono che, dopo le dimissioni di Adriana Kugler e la nomina di Stephen Miran, il consiglio direttivo della Fed potrebbe spostarsi sempre più verso le posizioni della Casa Bianca. Una tale evoluzione potrebbe alimentare dubbi sull’indipendenza della banca centrale, con conseguenze significative:

  • Curva dei rendimenti più ripida
  • Debolezza strutturale del dollaro nel medio termine

Intanto, l’attenzione dei mercati si concentra anche sui prossimi dati macroeconomici USA:

  • Indice di fiducia dei consumatori (oggi)
  • Revisione del PIL del secondo trimestre (giovedì)
  • Indice core PCE sull’inflazione (venerdì)

Giovedì è inoltre atteso un discorso di Christopher Waller, membro della Fed che a luglio ha votato per un taglio dei tassi ed è considerato uno dei candidati favoriti alla successione di Jerome Powell nel 2026.

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Euro in difficoltà per la crisi politica in Francia

Sul fronte europeo, l’euro continua a soffrire. Il cambio EUR/USD è sceso dello 0,1% a 1,1607, zavorrato dall’incertezza politica in Francia. La tensione è esplosa dopo l’annuncio dei tre principali partiti di opposizione, che hanno confermato di non sostenere il voto di fiducia sul bilancio previsto per l’8 settembre, minacciando di fatto la tenuta del governo guidato da François Bayrou.

Se l’esecutivo dovesse cadere, il presidente Emmanuel Macron potrebbe:

  • nominare un nuovo primo ministro,
  • chiedere a Bayrou di guidare un governo provvisorio,
  • oppure indire elezioni anticipate.

Questa crisi arriva dopo un periodo già complicato: Macron aveva perso il precedente primo ministro, Michel Barnier, a seguito di un voto di sfiducia sul bilancio nel dicembre 2024, appena tre mesi dopo la sua nomina.

Secondo gli analisti, il vero nodo sarà capire se l’instabilità francese possa erodere la fiducia complessiva sull’euro o se rimarrà un problema circoscritto a livello nazionale.

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Sterlina stabile, yen rifugio, Cina e Australia in primo piano

Sul mercato delle altre principali valute:

  • GBP/USD si mantiene stabile a 1,3466, sostenuto da una Bank of England sempre più orientata verso una politica monetaria restrittiva. Gli investitori stimano ora meno probabilità di tagli dei tassi nel 2025.
  • USD/JPY scende leggermente a 147,76, con lo yen giapponese che beneficia del suo ruolo di bene rifugio.
  • USD/CNY cresce dello 0,2% a 7,1616, mentre il dollaro australiano (AUD/USD) arretra a 0,6478. La Reserve Bank of Australia ha infatti lasciato intendere che potrebbe essere necessario un ulteriore allentamento della politica monetaria nel corso del prossimo anno.

Prospettive

La combinazione tra tensione politica interna negli USA, crisi di fiducia in Europa e attese per i dati macroeconomici chiave rende questa settimana cruciale per i mercati valutari.
Il dollaro sembra beneficiare nel breve termine della sua posizione di bene rifugio, ma l’incertezza legata alla Federal Reserve e alle mosse di Trump potrebbe presto capovolgere lo scenario.

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