Il mining di Bitcoin sta vivendo una fase di profonda trasformazione, la Cina torna protagonista nonostante i divieti, mentre profitti in calo e segnali di mercato contrastanti definiscono il nuovo equilibrio globale.

Indice
La Cina torna sotto i riflettori del mining
La risalita della Cina nella classifica mondiale del mining di Bitcoin segna un clamoroso ritorno dopo il divieto del 2021, quando la repressione governativa sembrava aver cancellato l’industria locale. Le stime più recenti indicano che, entro ottobre 2025, il Paese ha raggiunto circa il 14% dell’hashrate globale, riconquistando così il terzo posto mondiale nonostante la quasi totalità delle operazioni rimanga non ufficialmente autorizzata.
Il fenomeno dimostra che, più che una resa, il settore aveva semplicemente scelto la clandestinità, in attesa delle giuste condizioni politiche ed economiche. L’enorme surplus energetico, soprattutto in regioni come lo Xinjiang, e la presenza di data center costruiti negli anni precedenti ma rimasti sottoutilizzati, hanno fornito terreno fertile alla rinascita delle attività minerarie. Queste strutture offrono capacità di raffreddamento, spazio operativo e soprattutto un grado di invisibilità che permette ai miner di continuare a operare lontano dai riflettori.
In parallelo, il clima regolatorio, pur senza modifiche formali al divieto, sembra essersi attenuato. Hong Kong, con l’introduzione di spot ETF e un quadro normativo dedicato alla stablecoin, invia segnali di apertura che molti miner interpretano come una nuova fase di tolleranza indiretta. Anche i produttori di hardware confermano la tendenza, Canaan vede oltre la metà delle vendite globali provenire di nuovo dalla Cina nel secondo trimestre del 2025, segno che l’industria non solo è attiva, ma sta reinvestendo pesantemente.
Profitti in difficoltà nonostante il record
Parallelamente all’espansione della potenza di calcolo globale, la redditività del mining sta attraversando una delle fasi più critiche degli ultimi anni. L’hashrate della rete Bitcoin ha raggiunto un nuovo record di 1,16 ZH/s a ottobre, mentre nello stesso periodo il prezzo di BTC è sceso fino a circa 81.000 dollari a novembre.
Il risultato è una contrazione severa dei margini operativi, l’hashprice, ossia il guadagno per unità di potenza di calcolo, è sceso sotto i 36 dollari per hash, al di sotto del valore mediano di 45 dollari per PH/s registrato dalle aziende quotate. Molti miner si avvicinano così al punto di pareggio, con periodi di rientro degli investimenti superiori ai 1.200 giorni e costi finanziari crescenti, anche a causa dell’emissione di bond convertibili a tassi minimi.
Alcuni operatori stanno tentando una diversificazione verso settori ad alta redditività come intelligenza artificiale e HPC, ma i ricavi generati da queste attività restano troppo contenuti per compensare il calo della redditività del mining tradizionale. La pressione competitiva rimane dunque altissima e il settore sta vivendo un delicato equilibrio tra costi crescenti e ricavi in contrazione.
Segnali tecnici: un possibile punto di svolta
Se da un lato il settore minerario soffre, dall’altro alcuni indicatori di mercato segnalano una possibile fase di accumulo favorevole al lungo periodo. Il rapporto di Sharpe di Bitcoin è sceso in area negativa per la prima volta da giugno 2023, una condizione che storicamente ha preceduto fasi di ripartenza plurimensile.
Un simile scenario si osserva nel Bitcoin Heater, tornato ai livelli più bassi dal novembre 2022, suggerendo una situazione di mercato “fredda” ma potenzialmente pronta a un’inversione nel caso si risolvano gli attuali ostacoli, tra cui la pressione delle vendite istituzionali. Tuttavia, non tutti analisti condividono una visione ottimista, alcuni trader di lungo corso, come Peter Brandt, vedono il recente rimbalzo dai minimi come un possibile “dead cat bounce”, una ripresa temporanea all’interno di un trend più ampio verso il basso.
Bitcoin Hyper: la risposta alle sfide del mining
Con gli Stati più potenti al mondo che tornano a mostrare interesse verso Bitcoin, emergono nuove infrastrutture come Bitcoin Hyper, un progetto che mira a superare i limiti strutturali attuali di Bitcoin attraverso una Layer2 sviluppata sulla Solana Virtual Machine.
Bitcoin Hyper consente così transazioni rapide e a basso costo, mantenendo la sicurezza della blockchain Bitcoin, e abilita funzionalità d’avanguardia come DeFi, lending, staking, NFT e memecoin launchpad.
Il token nativo $HYPER alimenta ogni attività della rete, dalle commissioni, piuttosto basse, alle governance, fino allo staking che offre un rendimento annuo del 41%. La prevendita, con un prezzo di 0,013325 dollari per token e oltre 28,4 milioni di dollari raccolti, rappresenta una fase iniziale che punta a capitalizzare la crescente domanda di soluzioni scalabili su Bitcoin senza rinunciare alla solidità e affidabilità del protocollo originale.
Bitcoin Hyper si propone così come elemento strategico in un momento storico in cui la rete Bitcoin deve affrontare l’aumento dei costi, la congestione e la necessità di mantenere competitività rispetto alle blockchain più moderne.
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