La sessione di venerdì si è chiusa positivamente per l’indice principale della Borsa di Milano, che ha ceduto lo 0,26% a quota 25.938,52 punti. Anche se l’avvio della giornata è stato incoraggiante, la seduta si è contraddistinta per una progressiva debolezza che ha condotto le quotazioni dell’indicatore al di sotto di quelle di apertura.

L’analisi tecnica FTSE MIB suggerisce peraltro un’ulteriore flessione della linea ribassista, che probabilmente sarà portata a testare il primo supporto a 25.755 punti, superato il quale potrebbe aprirsi un margine di test del supporto chiave posto a 25.506 punti. Di contro, se il prolungamento della fase negativa dovesse subire un’interruzione, ci sarà spazio per una possibile prova della prima resistenza posta a 26.313 punti e, successivamente, quella più lontana a 26.871 punti.

Naturalmente, molto dipenderà da quali saranno le reazioni dei mercati, che negli scorsi giorni hanno visto gli operatori caratterizzarsi per un’evidente avversione al rischio, e che potrebbero continuare a vedere di cattivo occhio l’attuale evoluzione dello scenario nazionale e globale.

Per quanto concerne il primo, Fitch ha alzato il rating dell’Italia a BBB citando come principale determinante l’effetto crescita sui conti nazionali. Per l’agenzia il Pil italiano crescerà quest’anno del 6,2%, ben al di sopra dell’intera zona euro. Peraltro, parallelamente, anche l’Istat ha migliorato le stime sulla crescita italiana, portandole al 6,3% per quest’anno e al 4,7% per il prossimo anno.

Per quanto attiene il secondo, i mercati continueranno a monitorare con attenzione l’evoluzione della pandemia. Della variante Omicron non si sa ancora tantissimo (bisognerà aspettare metà dicembre per qualche dato più puntuale e attendibile), ma la preoccupazione sta lentamente scemando. Pare infatti, dai primi rilievi, che la variante non solo sia meno aggressiva di quanto fosse stato previsto, ma sarebbe anche presente in Europa da diverso tempo. Dunque, se veramente fosse coesistente con la variante Delta e fosse anche meno aggressiva di quest’ultima, potrebbe essere una buona notizia per l’evoluzione della crisi pandemica, poiché potrebbe essere una nuova tappa verso l’auspicata fine della pandemia.

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