Nuova intensa settimana per l’indice FTSE MIB, atteso da una serie di sessioni che potrebbero confermare una direzionalità positiva di breve termine. Cerchiamo di scoprire che cosa ci suggerisce l’analisi tecnica in questo frangente, e poi forniamo un consueto sguardo più allargato su cosa sta accadendo al Paese e su quali scenari potrebbe essere il caso di puntare nei prossimi giorni.

Previsioni analisti tecnica FTSE MIB 8 – 12 luglio 2019

Le considerazioni che abbiamo formulato qualche giorno fa, e le successive novità sui mercati, sembrano lasciare praticamente invariata l’impostazione tecnica di breve termine, con possibilità che possano innescarsi delle prese di beneficio verso livelli di resistenza superiori in area 22.290 / 22.330, e superata tale soglia, verso l’area 22.500 / 22.550, oltre la quale però difficilmente ci si potrà spingere. Toccate queste soglie, infatti, è attesa una nuova condizione di debolezza.

Nel caso in cui il modello rialzista non dovesse verificarsi, riteniamo probabile l’attivazione di una nuova negatività di breve termine al momento, con supporto attualmente rappresentato da quota 21.330 punti. L’eventuale violazione dello stesso supporto potrebbe aprire le porte al raggiungimento di obiettivi in area 21.000 / 20.950 punti, e poi verso l’area 20.450 / 20.400.

Niente procedura di infrazione per l’Italia: come ci siamo riusciti?

Nel precedente focus settimanale sull’analisi FTSE MIB avevamo anticipato che una buona parte della serenità indotta sui mercati finanziari sarebbe arrivata dalle decisioni della Commissione Europea sull’aprire o meno una  procedura di infrazione sull’Italia.

Ebbene, con un comunicato dello scorso 3 luglio, la Commissione ha effettivamente scelto di non proporre al Consiglio l’apertura di una procedura di infrazione basata sul criterio del debito per l’Italia. Il “merito” – lasciando perdere in questo momento i potenziali retroscena “politici” – è legato all’aggiustamento di 7,6 miliardi presentato dal Governo italiano, pari allo 0,4% di PIL in termini nominali, che però è anche maggiore in termini strutturali (8,2 miliardi di euro, ovvero lo 0,45% del PIL).

Ne deriva che tale intervento permette di calare il deficit 2019 dal 2,5% previsto dalla Commissione nelle Previsioni Economiche di Primavera al 2,04%, e implicare un miglioramento strutturale quest’anno di due decimi (anziché un peggioramento come precedentemente stimato). Il tutto, tenuto conto della flessibilità di 0,18% già concessa per “eventi eccezionali”, permettere di rispettare quanto previsto per il 2019.

La Commissione ha dunque riconosciuto gli sforzi dell’esecutivo gialloverde dopo l’approvazione dell’assestamento di bilancio del 1 luglio, che il governo si è affrettato a NON definire come una manovra correttiva (tecnicamente non lo è), ma un “semplice” aggiornamento dei saldi di finanza pubblica.

I risparmi che hanno convinto la Commissione a chiudere un occhio arrivano da maggiori entrate per 6,2 miliardi (di cui la buona parte rappresentata da entrate tributarie per 2,9 miliardi di euro grazie agli effetti sul gettito IVA della fatturazione elettronica e alle operazioni anti-evasione, anche se ben 1,25 miliardi derivano dalla sola chiusura del contenzioso con il Gruppo Kering), minori spese per 1,5 miliardi (derivanti dalle richieste inferiori al previsto per reddito di cittadinanza e misure per quota 100) e tagli per 300 milioni al trasporto pubblico locale.

Cosa succederà ora tra Roma e Bruxelles

L’impressione è che la procedura di infrazione, o meglio la proposta per tale procedura, sia stata solamente rinviata al futuro.

Per il 2020, infatti, la Commissione ha per il momento preso atto delle rassicurazioni del governo italiano, il quale si è detto pronto a implementare un ulteriore sforzo strutturale in linea con le regole del Patto di Stabilità e Crescita, con un nuovo processo di spending review e una revisione delle tax expenditures, unitamente al miglioramento tendenziale dei saldi derivante dall’andamento migliore del previsto osservato quest’anno.

Dunque, la Commissione monitorerà l’implementazione delle misure proposte per il 2019, assicurandosi che il budget 2020 sia rispettoso delle regole del Patto.

In sostanza, il governo Conte ha guadagnato tre mesi di tempo: l’impressione però è che in sede di presentazione della prossima manovra finanziaria, lo scontro con la Commissione sia destinato non solamente a ripresentarsi, quanto altresì ad acuirsi in modo ancora più cruento.

Ricordiamo infatti che, teoricamente,  stando alle ultime raccomandazioni-Paese, la richiesta all’Italia per il 2020 è quella di ridurre il disavanzo strutturale di 0,6%, e la spesa pubblica primaria netta dello 0,1% del PIL. Considerato che il deficit strutturale era stimato peggiorare di 1,2% nelle Previsioni Economiche di Primavera, la manovra restrittiva utile per rispettare il Patto sarebbe dell’1,8% del PIL, pari a 33 miliardi di euro.

Considerato che sarebbe impossibile pretendere dall’Italia un simile sforzo, si aprirà una negoziazione finalizzata a ottenere sconti più o meno favorevole, tenendo anche conto della copertura delle clausole di salvaguardia.

Le leve che il governo potrebbe attivare non sono numerose. Si continua a parlare di un programma di revisione organica della spesa pubblica, di aumenti di entrate che deriverebbero principalmente da misure volte a rafforzare il contrasto all’evasione fiscale, di un riordino delle tax expenditures, e poco altro.

Insomma, in estrema sintesi, il fatto che la procedura di infrazione non sia stata proposta ha avuto come unico merito quello di far slittare di qualche mese la nuova bagarre con le istituzioni europee…

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