Le principali azioni europee del settore automobilistico hanno registrato una crescita significativa, in scia al nuovo accordo commerciale tra Stati Uniti e Giappone che potrebbe aprire la strada a intese simili con l’Unione Europea. A trainare l’ottimismo degli investitori è stata la prospettiva di una maggiore stabilità nei rapporti internazionali e di condizioni favorevoli per le esportazioni.

Tra i titoli più reattivi figurano Stellantis, con azioni in crescita a Milano, e i grandi marchi tedeschi come Volkswagen, Mercedes-Benz, BMW e Porsche, tutti quotati a Francoforte. Anche il titolo Renault, quotato a Parigi, ha chiuso in positivo, nonostante il secondo trimestre si sia chiuso con vendite stabili.
Il rialzo europeo è stato influenzato dalle ottime performance dei titoli automobilistici asiatici, che hanno reagito con slancio alla notizia dell’intesa tra Washington e Tokyo. In particolare, Toyota ha segnato un +14%, seguita da Honda con +11%, Nissan con circa +8% e Mazda, che ha sorpreso con un +17%. Anche i gruppi sudcoreani hanno beneficiato del momento positivo, con Hyundai in rialzo del 7,5% e Kia che ha guadagnato l’8,5%, sostenuti dalle aspettative che Seul possa beneficiare di accordi analoghi.
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Indice
Un patto cruciale: cosa prevede l’accordo tra Stati Uniti e Giappone
L’annuncio è arrivato direttamente dall’ex Presidente Donald Trump, che ha parlato di un “accordo massiccio” finalizzato con il Giappone. Il patto prevede un dazio del 15% su una vasta gamma di prodotti, compresi veicoli e beni agricoli, in una dinamica che punta a riequilibrare il commercio bilaterale.
Elemento centrale dell’intesa è la gestione dei dazi sulle auto giapponesi esportate negli USA, che costituiscono più del 25% delle esportazioni giapponesi verso il mercato statunitense. Sebbene la tariffa del 15% sia inferiore al 25% inizialmente ipotizzato, il Giappone non è stato esentato completamente, come invece aveva richiesto nei mesi precedenti.
In aggiunta, secondo quanto dichiarato da Trump, il Giappone investirà 550 miliardi di dollari negli Stati Uniti, con un ritorno previsto del 90% dei profitti a favore dell’economia americana.
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Reazioni e possibili scenari futuri
L’accordo, raggiunto dopo un incontro alla Casa Bianca tra Trump e il negoziatore giapponese Ryosei Akazawa, è stato interpretato dagli analisti come un elemento di stabilizzazione per l’economia giapponese, da tempo minacciata dall’instabilità dei dazi globali.
Secondo Capital Economics, la nuova intesa potrebbe tradursi in una riduzione di circa un punto percentuale dell’aliquota media dei dazi affrontati dagli esportatori giapponesi negli USA. Una previsione che ha immediatamente influenzato positivamente i mercati azionari, non solo in Asia ma anche in Europa.
Tuttavia, resta ancora incerta la posizione di altri partner commerciali strategici, come l’Unione Europea e l’India. La scadenza del 1° agosto per l’entrata in vigore dei dazi reciproci più severi imposti da Trump si avvicina, e le trattative con Bruxelles appaiono ancora in una fase interlocutoria.
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Prospettive per il settore automobilistico europeo
Nonostante l’assenza di un accordo diretto tra USA e UE, l’effetto domino innescato dall’intesa con Tokyo ha già prodotto benefici concreti per i titoli automobilistici europei. L’ottimismo dei mercati si fonda sulla possibilità che l’Unione Europea possa negoziare a sua volta condizioni più favorevoli per le esportazioni verso gli Stati Uniti, evitando l’imposizione di dazi punitivi.
Come sottolineato in una nota da Jefferies, “raggiungere un accordo ora, anche parziale, contribuisce a ridurre l’incertezza e a rassicurare gli investitori su futuri sviluppi nel commercio globale”.
In sintesi, l’accordo USA-Giappone si sta rivelando un catalizzatore positivo per l’intero comparto automobilistico internazionale, con effetti immediati sulle Borse e potenzialmente determinante per le relazioni commerciali tra Washington e Bruxelles. Se l’UE riuscirà a cogliere l’occasione, potremmo assistere a una nuova fase di crescita e stabilità per l’industria dell’auto europea.
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