Il cambio euro dollaro ha toccato nuovi massimi recenti giornalieri a 1,1218, terminando poi la scorsa settimana in prossimità di quota 1.1200, con il mercato Forex che rimane sostanzialmente intrappolato nello stesso range da cui opera negli ultimi giorni.

Analisi tecnica EUR/USD

La coppia valutaria EUR/USD è scivolata sotto la linea di supporto per la tendenza rialzista che era stata fissata dagli analisti tecnici, con slancio che ora è negativo, operando pur sempre al di sopra delle medie mobili semplici a 50 e a 200 giorni.

Ora il principale primo supporto è atteso a quota 1.1170, già sperimentato positivamente all’inizio della scorsa settimana, mentre se il trend decrescente del cambio valutario dovesse farsi più intenso, potrebbe finire con il coinvolgere e testare un secondo supporto più in basso, a 1.1135, sperimentato alla fine di luglio. Nel caso di decrementi ancora più decisi, si punterà a testare i supporti a 1.1110 e a 1.1101.

Di contro, nell’ipotesi in cui dovesse trovare slancio un trend crescente, una prima resistenza è attesa a quota 1.1220, all’incontro con la media mobile semplice a 200 giorni. La scorsa settimana il top è stato toccato intorno a quota 1.1250, e questo potrebbe essere un ulteriore punto di resistenza che, se scavalcato, potrebbe portare gli analisti tecnici a concentrarsi sul successivo livello a 1.1285.

Analisi fondamentale EUR/USD

I dati fondamentali e le evoluzioni politiche italiane sembrano limitare i guadagni potenziali della coppia EUR/USD, nonostante la debolezza del dollaro legata a sua volta alle difficoltà commerciali internazionali in seguito alla trade war con la Cina.

Dopo che la deludente produzione industriale tedesca ha evidentemente pesato sull’euro, gli investitori si sono preoccupati per l’imminente crollo dell’esecutivo italiano. Matteo Salvini, leader della Lega, è pronto a sciogliere la coalizione con il Movimento 5 Stelle, ponendo così fin a questa strana alleanza che ha avuto problemi fin dall’inizio, con numerosi scontri su una fitta rete di argomenti politici.

Salvini, che ha ottenuto popolarità grazie principalmente a una serie di misure sulla sicurezza, in qualità di ministro degli Interni, è sembrato voler prendere il posto di Primo Ministro, passando per delle elezioni in cui potrebbe capitalizzare il suo successo. Anche se non è detto che le evoluzioni saranno così lineari, per il momento si punta sul 13, sul 20 o sul 27 ottobre come data potenziale per le elezioni.

Come anticipato, però, l’evoluzione potrebbe non esser così prevedibile. Il Primo Ministro Giuseppe Conte si è rifiutato di dimettersi, esortando così la Lega (come è avvenuto) a proporre mozione di sfiducia. Nel frattempo, da più parti dal M5S e dal Pd, emerge la volontà di non accelerare il percorso per le elezioni politiche, aprendo alla costituzione di un possibile esecutivo di urgenza nazionale, che possa scongiurare l’aumento dell’IVA e possa predisporre una manovra di bilancio da sottoporre alla Commissione.

Per gli analisti e gli investitori, tutta questa carne al fuoco non è un bene. Anche perché, in fondo, l’Italia è pur sempre la terza economia della zona euro, e ha un elevato indebitamento. Il Paese è inoltre stato ai ferri corti con la Commissione europea per quanto riguarda il suo bilancio e una campagna elettorale aprirà probabilmente toni aspri nei confronti di Bruxelles, che acuiranno ulteriormente i rapporti già tesi.

Ovviamente, l’incertezza pesa sull’euro e spinge anche i rendimenti delle obbligazioni italiane verso l’alto – contrariamente alla tendenza al ribasso dei rendimenti.

Non che altrove vada meglio. La Germania, tradizionale “locomotiva” della zona euro, sta lottando con un calo della produzione industriale e delle esportazioni, come dimostrano gli ultimi dati pubblicati.

Dall’altra parte dell’Atlantico, i rapporti Stati Uniti – Cina sono sempre più turbolenti. L’amministrazione Trump rifiuta di concedere a Huawei – il gigante cinese delle telecomunicazioni – le licenze per operare negli USA. La mossa sembra essere una rappresaglia alla decisione di Pechino di bloccare gli acquisti di prodotti agricoli statunitensi, che a sua volta è una risposta alle tariffe americane. L’unico aspetto positivo è che la Banca popolare cinese ha fissato ancora una volta il tasso di cambio dello yuan al di sopra delle aspettative, mostrando una certa moderazione.

Una situazione che sembra incentivare le possibilità di un taglio dei tassi da parte della Federal Reserve, facendo pressione sul dollaro USA.  Un calo nel dollaro potrebbe essere di gradimento al presidente Donald Trump, che ha già affermato di non essere “entusiasta” del dollaro forte, tale da rendere gli Stati Uniti meno competitivi.

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