La scorsa settimana si è chiusa con una seduta poco movimentata per il cambio euro dollaro, in una serie di sessioni evidentemente influenzate dalle notizie di politica monetaria provenienti dalle due banche centrali di riferimento, la Bce e la Fed. Ma che cosa accadrà nella settimana che ha oggi inizio?

Analisi trend cambio euro dollaro 15 – 19 luglio 2019

Cominciamo con il rammentare come lo scenario di breve termine dell’euro contro dollaro statunitense stia confermando un rinforzamento della fase rialzista, con prima resistenza posta a 1,129 EUR/USD e, di contro, primo supporto a 1,123 EUR/USD. Qualora la prima resistenza, come ben possibile, debba essere infranta, il mercato aspetterebbe una seconda resistenza a quota 1,135 EUR/USD.

C’è tuttavia una situazione tecnica piuttosto confusa e contrastata. Non è dunque da escludersi che il cambio possa muoversi nei range del primo supporto / resistenza ancora a lungo, con direzionalità che potrebbero essere ben chiare solamente nel caso in cui si superi quota 1,13 EUR/USD con una forza non sottovalutabile.

Ampliando l’analisi del range di quotazione del cross, e guardando dunque un po’ più in là, non è da escludere che rotta la resistenza a quota 1,135 EUR/USD si possa guardare oltre 1,141 o 1,142. Di contro, nel caso in cui il mercato innescasse un meno probabile trend ribassista, tale potrebbe essere verificato solo in caso di flessione verso 1,115 EUR/USD, che aprirebbe a quel punto la strada verso 1,1125 EUR/USD.

Dollaro non forte, “paga” l’effetto Powell

Anche se il cambio EUR/USD ha chiuso la scorsa settimana solo con una lieve presa di forza dell’euro, l’impressione di una buona parte degli investitori è che ci troviamo dinanzi a un periodo di non particolare incisività della valuta verde, che potrebbe dunque avere davanti a sé alcune difficoltà non solo nei confronti dell’euro, quanto anche e soprattutto nei confronti del restante basket valutario.

D’altronde, già venerdì, in seguito agli effetti dell’audizione al Congresso del presidente Fed Powell, il biglietto verde ha ceduto terreno contro tutte le principali valute G10 che risultano essere maggiormente legate al mondo delle commodity, come ad esempio il dollaro australiano (nei confronti del quale ha perso terreno nella misura di – 0,36%), il dollaro neozelandese (- 0,35%) e ancora il dollaro canadese (- 0,25%).

Sul perché i guadagni dell’euro siano stati più contenuti non ci sono grandi dubbi, considerato che in questo caso le prospettive del cross sono ben più incerte, visto e considerato che la Bce ha un margine di azione inferiore rispetto alla Federal Reserve.

La Bce non ha di fatti nemmeno provato a ridurre il proprio programma di quantitative easing, per cui i tassi di interesse di riferimento in questa macro area sono già piatti o negativi, e gli attivi di bilancio risultano essere sufficientemente gonfiati. Di contro, appare evidente che un pur minimo margine di manovra la Federal Reserve lo abbia conservato, con il tasso sui fed funds che è oggi intorno a 2,25% e con gli ultimi 20 mesi che hanno visto il budget ridursi di più di 630 miliardi di dollari.

Conclusioni

Nel quadro dipinto poche righe fa, riteniamo che l’euro possa continuare ad apprezzarsi contro dollaro verde. Tuttavia, i movimenti che vedremo nelle prossime settimane potrebbero essere illusori, con valutazioni che meriteranno certamente una review entro agosto. Riteniamo infatti che un apprezzamento più incisivo inizierà solamente alla fine dell’estate, quando cominceranno a generare più effetto le condizioni monetarie più accomodanti negli Stati Uniti, e quando i partecipanti al mercato cominceranno a mettere in conto un altro taglio dei tassi di interesse di riferimento. Alla luce di ciò, riteniamo che la moneta unica possa condursi almeno verso quota 1,15 verso l’ultima parte d’anno.

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