La diffusione del coronavirus in Europa ha innescato un’importante ondata di vendita sul mercato azionario che, come era lecito attendersi, è andata a beneficio dell’euro. Tuttavia, la mossa ha dei seri limiti operativi e, dunque, gli effetti positivi per la valuta unica europea potrebbero presto esaurirsi.

Il corona virus continua a dominare l’attenzione globale

La scorsa settimana il Nord Italia è diventato il centro dell’attenzione mondiale a causa delle notizie sul coronavirus. Il nostro Paese, terza economia dell’eurozona, ha riportato centinaia di infezioni in pochi giorni, con una quarantena per zone in cui vivono 50.000 persone, nel cuore industriale della nazione.

La malattia si è diffusa rapidamente dall’Italia ad altri Paesi europei, tra cui Svizzera, Austria e Spagna. In seguito, il primo caso confermato in Nigeria e l’aumento del numero di morti in Iran hanno suscitato maggiori preoccupazioni, in quanto i sistemi sanitari di questi Paesi sono meno in grado di contenere la malattia.

Detto ciò, i mercati azionari, guidati dagli Stati Uniti, hanno cominciato a crollare. Gli investitori hanno ciclicamente rivisto le previsioni di crescita e temono chiaramente una imminente recessione. Si è poi verificato uno spostamento di flusso di denaro dalle azioni alle obbligazioni, spingendo i rendimenti dei bond verso il basso.

Il dollaro è calato

I funzionari della Federal Reserve hanno trasmesso messaggi rassicuranti, affermando che sono in grado di monitorare la situazione. Tuttavia, si sono altresì astenuti dall’offrire nuove misure di stimolo. Ciononostante, il dollaro è calato fortemente in risposta a queste mosse, con il cambio euro dollaro EUR/USD che è passato da meno di 1,09 a più di 1,10, spinto dalla debolezza della valuta verde.

Dall’altra parte dell’Atlantico la Banca Centrale Europea non è sembrata aver fretta di agire e, probabilmente, non potrebbe nemmeno farlo con incisività, con un tasso sui depositi a -0,50% e un piano di acquisti di titoli a 20 miliardi di euro al mese. Rispetto alla Fed, insomma, la capacità di agire dell’Eurotower è ben più limitata.

Peraltro, un tiepido supporto all’euro è arrivato anche dai dati macro. La moneta comune è infatti stata spinta almeno temporaneamente dai ai tedeschi, con l’IFO Business Climate che ha superato le aspettative con 96,1 punti a febbraio.

Previsioni settimana: cosa succederà?

Nella settimana che inizia oggi è molto probabile che la crisi sanitaria in corso sia destinata a dominare quasi integralmente i titoli dei giornali. La BCE potrebbe rilasciare dichiarazioni straordinarie data la situazione eccezionale.

È difficile pensare che prima o poi i politici europei smetteranno di astenersi dall’adottare misure economiche significative – e non solo sanitarie. Qualsiasi programma di aiuto dovrebbe rilanciare l’euro, mentre questo clima di continua incertezza e riluttanza potrebbe pesare sulla moneta comune.

Sul fronte del calendario economico, i dati più importanti in Europa sono quelli degli indici finali sulle intenzioni di acquisto in Germania e nella zona euro per il mese di febbraio. Ci saranno poi i dati sulle vendite al dettaglio nel vecchio Continente e, venerdì, il dato sulla produzione industriale tedesca e sugli ordini di fabbrica, che potrebbero dare una mano all’euro, salvo che i dati consuntivi non deludano le aspettative.

Negli USA il  “test” è per comprendere se vi sarà o meno un aumento massiccio di casi. Tutto lascia supporre che effettivamente potrebbe esserci un incremento dei contagi, ma salvo impennate significative, i mercati guarderanno con crescente attenzione al calendario economico, con i PMI del settore manifatturiero, le primarie democratiche, il dossier sul lavoro nel settore privato.

Analisi tecnica euro dollaro

Il cambio euro dollaro ha rimbalzato in recupero dai minimi di 1,0777, dove l’indice di forza relativa sul grafico giornaliero ha fornito un dato inferiore a 30 – indicando condizioni di ipervenduto. Ad ogni modo, lo scenario di fondo rimane ribassista per il cambio, con un primo supporto che attende a quota 1,0985, superato il quale si potrebbe aprire la strada per un test dei livelli più significativi a 1,0940, a 1,0879, a 1,0820 e, infine, a 1,0777, il minimo del 2020.

Di contro, qualora dovesse aprirsi un percorso rialzista, la prima resistenza attende a quota 1,1050. Successivamente, si potrebbe puntare a 1,11 e,  soprattutto, a 1,1175 e, quindi, ai livelli chiave di 1,1250 e 1,1285.

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