Il cambio euro dollaro ha chiuso la scorsa settimana con una prestazione di lieve flessione. Ma che cosa accadrà nella settimana che ha oggi inizio? Cerchiamo di scoprirlo, introducendo le nostre osservazione con una breve analisi di trend, per poi comprendere quali sono gli eventi da non perdere in ambito fondamentale.

Previsioni analisi tecnica 8 – 12 luglio 2019

Analizzando lo scenario del cambio euro dollaro EUR/USD appare evidente un ampliamento della fase ribassista al supporto a quota 1,12. È possibile che il trend negativo di breve termine possa proseguire, soprattutto se emergeranno novità negative dall’area euro, con linea negativa verso 1,118. Le resistenze sono poste a 1,127 e, soprattutto, a 1,133.

Arginata questa linea di breve termine, ribassista, riteniamo che il cambio EUR/USD possa poi gradualmente riportarsi su quotazioni più sostenute. Puntiamo dunque a chiusura d’anno intorno ad almeno 1,14, per poi balzare progressivamente ancora più in alto nel prossimo esercizio.

Uno sguardo all’area dollaro…

A due settimane dalla riunione del FOMC di giugno, c’è stato tutto il tempo di metabolizzare i primi successivi aggiornamenti sulle nuove informazioni disponibili in ambito economico statunitense. Dati che, peraltro, sono misti ma tendenzialmente positivi: questi ultimi sono accreditati nel mercato del lavoro e in quello dei consumi, mentre sono più prudenti le indicazioni che arrivano dalle altre aree, insieme a una stabilizzazione del quadro della politica commerciale.

In settimana, i verbali del meeting FOMC di giugno, che usciranno il 10/7, e le audizioni di Powell in Congresso (il 10/7 e l’11/7) potrebbero fornire una indicazione piuttosto interessante su cosa sia lecito attendersi dalle condizioni di politica monetaria, e potrebbero costituire una sorta di anticamera al taglio dei tassi già nel meeting di luglio.

… e uno all’area euro

In area euro, come vedremo nell’analisi dei market mover, sono diversi i punti informativi da tenere sotto controllo. Per quanto concerne il recente passato, la migliore notizia arriva dalle relazioni tra Roma e Bruxelles, con una sorta di “rinvio” delle asperità tra qualche mese.

Come noto, infatti la Commissione ha scelto di non proporre l’apertura di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia, accettando che il deficit 2019 sia stato riportato al 2%, in parte a causa di fattori strutturali. Certo, è evidente che la resa dei conti sia stata solamente rinviata, e che sia stata rinviata dinanzi al più grande scoglio, la manovra finanziaria 2020.

Per l’Italia sarà difficile trovare le coperture necessarie, per la Commissione sarà difficile penalizzare il Paese in maniera troppo esplicita e formale. Dunque, ci attendono lunghe negoziazioni, in una sorta di replica di quanto già avvenuto lo scorso anno, con reciproche esperienze in più.

I market mover della settimana

Tenendo ferme le considerazioni che abbiamo avuto modo di riepilogare nelle righe precedenti, soprattutto per quanto attiene le valutazioni di analisi tecnica, giova comunque aggiornare il quadro con qualche spunto fondamentale, andando a comprendere quali potrebbero essere gli eventi che nei prossimi giorni andranno a impattare sul cambio valutario in misura più o meno evidente.

Cominciamo dall’area euro, che propone un calendario più ricco dell’area dollaro, con in evidenza i dati di produzione industriale di maggio: il dato aggregato per l’area euro dovrebbe mostrare un avanzamento di 0,2% m/m, in Germania di 0,5% m/m, in Francia di 0,6% m/m, mentre in Italia non dovrebbe esserci alcuna novità particolarmente dinamica. Sul fronte dell’inflazione, in Germania dovrebbe trovare conferma la modesta accelerazione dell’indice nazionale (all’,16%) e la stagnazione di quello armonizzato (all’1,3%).

Nell’area dollaro, pochi i dati in uscita nella settimana, ma poco importa: il focus sarà evidentemente legato – come in parte abbiamo già avuto modo di apprezzare – sulle audizioni di Powell in Congresso e sui verbali della riunione del FOMC, che potrebbero dare informazioni sulle opinioni riguardo al sentiero dei tassi e alle condizioni che porterebbero a un taglio dei fed funds a luglio. Tra i pochi dati in uscita, quelli legati all’inflazione, con il CPI e il PPI core attesi in rialzo di 0,2% m/m a giugno.

Dalla pubblicazione dei verbali della riunione del FOMC di metà giugno ci attendiamo invece qualche dettaglio in più su quanto avvenuto nel meeting e, in particolar modo, delle indicazioni più precise sulla distribuzione delle opinioni favorevoli a un taglio dei tassi fed funds in tempi brevi e soprattutto sulle condizioni richieste per attuare una svolta di policy a scopo di assicurazione.

I partecipanti dovrebbero segnalare altresì la loro disponibilità a intervenire in modo preventivo sulla base esclusiva di un aumento dei rischi, piuttosto che in risposta a dati effettivamente deboli. Per il momento, le informazioni che sono emerse dai discorsi finora non hanno chiarito quale sia davvero il consenso a favore di un intervento già nel corso del meeting del mese di luglio.

Considerata la positiva ripresa dei negoziati USA-Cina e la sospensione (almeno per ora) dei nuovi dazi USA su più di 300 miliardi di dollari di beni di importazione dalla Cina, saranno i dati fondamentali a guidare gli orientamenti su un intervento o meno in tempi brevi.

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