Il cambio euro dollaro è scambiato nella zona di prezzo di 1,1600 dopo aver toccato un nuovo massimo per il mese di ottobre a quota 1,1691, giovedì scorso. La valuta unica europea ha catalizzato l’attenzione degli investitori dopo la pubblicazione dei dati deludenti sulla crescita economica statunitense e dopo l’annuncio della politica monetaria della Banca centrale europea, sebbene anche i dati europei non godano di un forte momento di salute, e al netto dell’appiattimento della curva dei rendimenti negli Stati Uniti, elementi che hanno frenato l’avanzata dell’euro.

I rendimenti dei titoli di Stato statunitensi a lungo termine hanno di fatti iniziato la settimana con un tono morbido, accelerando il loro calo con il passare dei giorni. Il benchmark del Tesoro a 10 anni è sceso all’1,51%, mentre quello sul titolo a 2 anni è salito sopra lo 0,50%. Un restringimento dello spread di solito indica un ciclo di rialzo dei tassi, ma suggerisce anche un rallentamento della crescita economica.

Il divario tra i rendimenti delle obbligazioni a breve e a lungo termine non è esclusivo degli Stati Uniti. La situazione è simile in Germania, Regno Unito, Canada e Australia, in particolare quando si confrontano i rendimenti delle obbligazioni a 5 e 30 anni.

Ciò premesso, le banche centrali stanno affrontando pressioni inflazionistiche crescenti in un contesto di problemi sempre più evidenti nella catena di approvvigionamento post-pandemica e l’impennata dei prezzi dell’energia, mentre allo stesso tempo, la ripresa economica sta perdendo slancio. Politiche monetarie più restrittive potrebbero essere un’arma a doppio taglio, e i policy maker hanno cercato in tutti i modi di ridimensionare le preoccupazioni legate all’inflazione, senza alcun risultato.

Il ruolo delle Banche centrali: Bce e Fed

La Banca Centrale Europa ha avuto il suo programmato meeting nella settimana, mentre la Federal Reserve degli Stati Uniti lo farà solo la prossima settimana, annunciando i risultati il prossimo mercoledì 3 novembre. La Banca Centrale Europea ha lasciato la sua politica monetaria invariata, come previsto, mentre la dichiarazione di accompagnamento è stata abbastanza simile a quella precedente.

L’attenzione si è concentrata sulla conferenza stampa della presidente Christine Lagarde. Lagarde ha infatti insistito che l’inflazione sarà probabilmente temporanea e diminuirà il prossimo anno. Tuttavia, quando le è stato chiesto di cosa hanno discusso i membri del comitato in questi giorni, la sua risposta è stata proprio legata all’inflazione, indicando in maniera indiretta che i policy maker sono molto più preoccupati di quello che sembra. L’indice dei prezzi al consumo dell’UE ha intanto raggiunto un massimo di 13 anni del 4,1% a/a in ottobre, mentre l’indice dei prezzi al consumo tedesco è balzato al 4,6% a/a nello stesso mese.

Lagarde ha anche affermato di ritenere che il Pandemic Emergency Purchase Program (PEPP) finirà a marzo 2022 come inizialmente previsto, aggiungendo che non ci si deve aspettare nessun aumento dei tassi per tutto il 2022. “Quello che viene dopo, lo discuteremo a dicembre”, ha notato. 

Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno pubblicato il Prodotto interno lordo del terzo trimestre, che ha registrato un progresso annualizzato del 2,0%, sotto le aspettative del mercato del 2,7% e sotto il precedente 6,7%. La decelerazione economica è stata attribuita al rallentamento della spesa dei consumatori e alle preoccupazioni della catena di approvvigionamento, insieme al risorgente numero di casi di Covid nel Paese nei tre mesi fino a settembre. Il risultato inaspettato di un rapporto negativo è stato il rally di Wall Street a livelli record, dato che l’interesse speculativo si è affrettato a prezzare un tapering meno aggressivo da parte della Federal Reserve statunitense.

Inoltre, il Paese ha rilasciato l’indice annuale dei prezzi delle spese per i consumi personali, che è rimasto stabile al 3,6% a settembre. L’inflazione PCE è la misura preferita dalla Fed per la pressione sui prezzi.

Dall’altra parte dell’oceano, il PIL tedesco del terzo trimestre si è attestato all’1,8% trimestre su trimestre, al di sotto del 2,2% previsto, mentre la lettura dell’UE ha stampato il 2,2%, eguagliando la cifra del secondo trimestre e sopra la previsione del 2,0%.

Il calendario macro della settimana

La prima settimana di novembre sarà particolarmente intensa in termini di comunicati macroeconomici. Gli Stati Uniti pubblicheranno gli ISM PMI ufficiali, con l’indice manifatturiero previsto a 60,4 punti e quello dei servizi a 61,5 punti, entrambi leggermente inferiori alle letture di settembre. Mercoledì, gli USA pubblicheranno il sondaggio ADP sulla creazione di posti di lavoro privati, mentre la Federal Reserve statunitense annuncerà la sua decisione sulla politica monetaria. La banca centrale dovrebbe annunciare il tapering dei suoi 120 miliardi di dollari di acquisti mensili di obbligazioni, con l’obiettivo di terminarlo entro la metà del 2022. I politici statunitensi hanno chiarito che la riduzione delle agevolazioni finanziarie è un passo preliminare prima di alzare i tassi, anche se i rialzi dei tassi non dovrebbero essere dati per scontati una volta terminato il programma.

Inoltre, gli Stati Uniti pubblicheranno il report sui salari non agricoli di ottobre. Dopo il terribile numero di settembre di 194K, ci si aspetta che il paese abbia aggiunto 385 mila nuovi posti di lavoro, mentre il tasso di disoccupazione è previsto stabile al 4,8%.

In Europa, la Germania pubblicherà le vendite al dettaglio di settembre, gli ordini di fabbrica e la produzione industriale, che sono tutti destinati a dare indizi sulla salute economica locale. L’UE avrà un calendario più leggero, con il focus sulle previsioni di crescita economica della Commissione europea e sulle vendite al dettaglio di settembre.

Analisi tecnica EUR/USD

Il cambio EUR/USD sta chiudendo la settimana con prestazioni praticamente invariate, dopo essere avanzato nelle due precedenti. La coppia ha un potenziale rialzista limitato nel lungo termine, con le letture tecniche nel grafico giornaliero che suggeriscono un imminente declino in mezzo a un interesse decrescente dei tori.

Al di sotto di quota 1,1570, la coppia ha spazio per ritestare il minimo annuale a 1,1523, mentre una rottura al di sotto di quest’ultimo espone un’area di supporto statico a lungo termine intorno a 1,1470. L’incapacità di sostenere i guadagni al di sopra di 1,1670 significa che la coppia dovrà superare il livello di 1,1760 per ottenere una trazione rialzista.

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