La finanza comportamentale è un argomento relativamente recente per tutti coloro che si occupano di finanza e di investimento, ma è altresì un tema molto importante per potersi avvicinare con maggiore consapevolezza alle attività finanziarie. Ma di cosa si tratta? Quali sono le sue caratteristiche? Dove “nasce”? E, ancora, come potete approfondire tale argomento?

Che cosa è la finanza comportamentale

La finanza comportamentale è un ramo della finanza nato per studiare in che modo gli investitori e il “mercato” agisce e si comporta, unendo i principi tipici della finanza con quelli della psicologia. Si tratta pertanto di un approccio innovativo, che mira a capire come “nascono” le decisioni e in che modo ogni trader si comporta all’interno del mercato finanziario.

Insomma, chiarito che ogni trader agisce sulla base di specifici processi psicologici che lo portano ad assumere per una posizione piuttosto che per un’altra, la finanza comportamentale punta a comprendere in che modo si formano le azioni del trader e quali sono le determinanti che influenzano il suo comportamento.

Dove nasce la finanza comportamentale

Anche se di finanza comportamentale si parla in maniera più diffusa solamente nell’ultimo decennio, in realtà le origini di questa disciplina sono più remote nel tempo, tanto che tra i primi a scrivere dell’argomento troviamo addirittura Adam Smith nella sua Teoria dei sentimenti morali, in cui il noto studioso economista iniziò a descrivere quali sono e come funzionano i principi psicologici che guidano le scelte umane.

Sebbene in un primo momento gli economisti si distanziarono dalle sue teorie, ritenendo che almeno in economia il pensiero umano sia guidato dalla sola razionalità (ed “eleggendo” la nascita del c.d. homo economicus, capace di far prevalere la razionalità su emozioni e sentimenti), in realtà ben presto la finanza comportamentale riuscì ad arricchirsi di nuovi portavoce e sostenitori, come Vilfredo Pareto, che nei suoi studi si disse convinto che raramente l’uomo riesce ad operare con la sola razionalità, e come tale regola possa valere anche (e per certi versi soprattutto) in economia.

Per poter assistere a una piena emersione e consolidamento della finanza comportamentale bisogna però attendere solamente la parte finale del XX secolo, quando la finanza comportamentale fu nuovamente chiamata in causa per “giustificare” e spiegare le numerose anomalie che si stavano verificando sul mercato finanziario.

Quali metodi sono usati per studiare la finanza comportamentale

In un primo momento i processi psicologici dei trader vennero studiati attraverso la fornitura di test e di sondaggi, con l’obiettivo di comprendere in che modo “pensa” l’investitore. Solo in un secondo momento si è passati alla fruizione di metodi più scientifici, fino ad arrivare alla risonanza magnetica funzionale, una particolare tecnica che attraverso una risonanza consente di comprendere quali aree del cervello si attivano dinanzi gli stimoli inviati.

In seguito, vennero altresì sviluppati specifici temi integrati con la finanza comportamentale, e che permisero di compiere importanti passi in avanti nello studio della materia. Si pensi all’euristica (che studia il modo con cui le persone assumono delle decisioni sulla base di regole empiriche approssimative, rielaborate da ciascun individuo sulla base della propria esperienza), all’inquadramento (che studia in che maniera il modo con cui viene presentato un problema ad una persona possa influenzarne le decisioni), all’inefficienza di mercato (che studia i casi in cui le reazioni del mercato non sono comprensibili mediante spiegazioni razionali e teorie economiche).

Finanza comportamentale della collettività

Un altro aspetto di particolare interesse nell’analisi della finanza comportamentale è stato rappresentato dal modo in cui si è cercato di decifrare in che maniera funziona il c.d. “effetto gregge”, ossia il modo con cui un trader finisce con il comportarsi come si comporta una collettività di persone, senza che vi sia un coordinamento espresso.

L’effetto gregge è intuibilmente diffuso anche sui mercati finanziari, determinando importanti variazioni di domanda e offerta. Numerosi – anche in questo caso – i motivi che possono spingere una persona a muoversi verso una o l’altra direzione: si pensi all’angoscia della perdita e alla paura che produce, due elementi che possono portare le persone ad agire nello stesso modo sul mercato finanziario nell’illusione che la collettività abbia sempre ragione e che così facendo non si corra il rischio di non partecipare al profitto che altrui potrebbero ottenere.

Critiche alla finanza comportamentale

Come abbiamo avuto modo di vedere qualche riga fa, la finanza comportamentale non è certamente stata priva di critiche e di oppositori, anzi. Questa disciplina ha sempre suscitato vibranti critiche da parte di alcuni economisti, che invece sostengono la teoria dell’efficienza di mercato e della razionalità dell’economia.

In particolare, tra le critiche più ricorrenti mosse alla finanza comportamentale vi è l’evidenza che questa branca della finanza in realtà è solamente un insieme di comportamenti anomali e non un vero e proprio studio coordinato e disciplinato. Altri studiosi lamentano invece che gli agenti economici sarebbero mossi da criteri razionali che non lasciamo molto spazio all’emotività della singola persona, e altri osservatori ancora sostengono che gli studi sulla materia si basano su semplici esperimenti non troppo significativi e, soprattutto, non in grado di tradurre ciò che succede nel contesto reale.

Come approfondire lo studio della finanza comportamentale

Se a questo punto del nostro breve approfondimento volete saperne ancora di più sulla finanza comportamentale, niente di meglio che partire da un testo “base” sulla materia, come “Prospect Theory: An Analysis of Decision under Risk”, del Premio Nobel Daniel Kahneman e di Amos Tversky.

Altro testo particolarmente utile per poter meglio conoscere la finanza comportamentale è “Soldi al vento. Perché tante persone brillanti prendono decisioni irrazionali in campo finanziario” di Gary Belsky e Thomas Gilovich.

Vi invitiamo altresì a fare una rapida ricerca accademica: troverete tanti libri che potrebbero fare al caso della vostra curiosità!

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