Negli ultimi anni, la concorrenza tra gli strumenti di gestione attiva e gli strumenti di gestione passiva è diventata sempre più accesa. Questa competizione si riflette sul mercato, dove gli ETF, rappresentanti della gestione passiva, stanno guadagnando sempre più spazio. Tuttavia, prima di scegliere quale strategia adottare, è importante capire le differenze tra queste due modalità di gestione degli investimenti.

Cosa sono i fondi attivi e gli ETF

un laptop su un piano con alcuni fogli con grafici e una tazza di caffé

In linea di massima, sia i fondi comuni che gli ETF hanno un benchmark, ovvero un indice finanziario che viene assunto come punto di riferimento. La differenza sostanziale tra questi due strumenti sta nel modo in cui si gestiscono gli investimenti.

Gli ETF si limitano a replicare l’andamento dell’indice di riferimento, mentre i fondi attivi cercano di superarlo, generando una performance migliore. Questo è ciò che gli addetti ai lavori chiamano “Alfa” della gestione.

Strumenti della gestione attiva

Il gestore attivo ha a disposizione due strumenti principali per creare Alfa:

  • la scelta dei titoli, ovvero il cosiddetto “stock picking”
  • la definizione dell’asset allocation.

Nel primo caso, il gestore sceglie i titoli individualmente, cercando di individuare quelli che ritiene possano generare una performance superiore all’indice di riferimento.

Nel secondo caso, invece, il gestore definisce una diversa e distintiva esposizione ad aree geopolitiche, settori e fattori di mercato (Value, Growth, Small Cap, eccetera).

Gestione attiva vs. passiva: chi fa meglio?

La domanda più comune che ci si pone è quale sia la strategia migliore da adottare. Tuttavia, la risposta non è così semplice e dipende da diversi fattori. In generale, è più probabile che il mercato tenda a superare i fondi gestiti attivamente nel lungo periodo.

Tuttavia, ci sono periodi in cui la volatilità del mercato o determinati settori o aree geografiche offrono ai gestori attivi la possibilità di brillare. In questi casi, i gestori attivi potrebbero generare performance migliori rispetto agli strumenti di gestione passiva.

Fondi passivi e attivi: le performance degli ultimi anni

Secondo i dati riportati da Bloomberg ad agosto del 2022, negli ultimi dieci anni l’83% dei fondi large-cap a gestione attiva ha sottoperformato l’indice S&P 500, e l’85% è rimasto indietro rispetto al benchmark nel 2021.

Questo è stato particolarmente evidente durante il recente mercato rialzista, quando i titoli tecnologici megacap, come Apple, Microsoft, Amazon e Tesla, hanno giocato un ruolo di primo piano nei mercati azionari statunitensi, spingendoli a raggiungere record su record.

D’altra parte, chi avesse acquistato un ETF che segue l’S&P 500 quando era al suo minimo nel marzo 2020, avrebbe più che raddoppiato il suo denaro all’inizio del 2022. Si tratta di un’asticella molto alta da battere per qualsiasi gestore attivo.

Tuttavia, gli ETF passivi hanno anche dei vantaggi fiscali. Poiché seguono gli indici, non acquistano e vendono frequentemente i singoli titoli, e quindi non tendono ad accumulare ingenti guadagni in conto capitale, a meno che l’investitore non esca dalla propria posizione.

Gestione del rischio: la differenza tra attivi e passivi

Nonostante gli ETF passivi offrano alcuni vantaggi, c’è anche un risvolto non da sottovalutare. Essendo dei meri “replicatori” di indici, gli investimenti passivi non forniscono nessuna gestione del rischio: si possiedono le migliori e le peggiori società dell’indice che l’investimento segue, e non si può cambiare. Ciò significa che in caso di crollo di un particolare settore, anche gli ETF passivi che lo seguono subiranno le conseguenze.

Lo abbiamo visto nel 2022: la sovraperformance dei fondi passivi è stata ribaltata nella prima metà dell’anno appena concluso, con il 58% dei fondi comuni a grande capitalizzazione che ha battuto i propri benchmark fino a metà maggio, secondo una ricerca di Strategas Securities. La ragione? I gestori attivi sono riusciti a sottopesare i titoli tecnologici megacap, che sono crollati quando gli investitori hanno iniziato a temere l’inflazione e una potenziale recessione.

Gli ETF misti: una soluzione?

Nonostante gli svantaggi dei fondi passivi, l’evoluzione della finanza ha cancellato la distinzione apparentemente netta tra investimenti attivi e passivi.

Attualmente, infatti, esistono strumenti sul mercato che presentano un mix di gestione passiva e attiva. In questo modo, mentre alcuni approcci di investimento appaiono ancora attivi o passivi in tutto e per tutto, molti stili di investimento hanno un piede in entrambi i campi, portando gli ETF a figurare non solo nelle strategie d’investimento esclusivamente passive.

Gli ETF, grazie alla loro struttura, sono adatti anche per le soluzioni di investimento a gestione attiva. La gestione attiva, infatti, è l’unica in grado di mitigare in parte gli inconvenienti che possono verificarsi soprattutto in periodi di forte stress per i mercati.

Per scegliere i migliori prodotti, è importante affidarsi a consulenti professionisti che abbiano esperienza e che sappiano selezionare gli ETF più adatti al profilo di rischio e agli obiettivi dell’investitore.

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