Morgan Stanley mantiene un approccio cauto verso il settore energetico europeo, segnalando che l’incertezza sui prezzi di petrolio e gas limita le prospettive di crescita a breve e medio termine. Secondo gli analisti, il mercato dovrà affrontare sfide importanti nei prossimi anni, con previsioni che indicano un possibile calo del Brent fino a 60 dollari al barile entro il 2026, scenario che potrebbe pesare sui bilanci delle compagnie e costringerle a ridurre i programmi di riacquisto di azioni proprie.

impianto di raffinazione petrolifera
Impianto di raffinazione petrolifera – MeteoFinanza.com

Nonostante i portafogli upstream delle principali major rimangano solidi e in grado di garantire una moderata crescita della produzione fino al 2030, il ritmo si è già rallentato rispetto al 2024, complice la dismissione di asset non strategici e ipotesi di prezzi del greggio più bassi. Gli esperti avvertono che i buyback restano sotto pressione: i flussi di cassa generati dal settore rischiano di non essere sufficienti a coprire capex elevati e politiche di distribuzione generose.

Sul fronte delle prospettive produttive, Morgan Stanley evidenzia che mentre il gas naturale dovrebbe continuare a crescere, la produzione di petrolio è destinata a stagnare per la maggior parte delle compagnie europee, frenando così il potenziale di apprezzamento dei titoli.

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Shell e TotalEnergies restano le scelte preferite

In un contesto complesso, la banca individua Shell e TotalEnergies come le società più resilienti del settore. Shell è confermata Top Pick grazie a un bilancio tra i più solidi e al miglior rendimento di flusso di cassa libero rettificato, stimato al 7,2% nel 2026. Gran parte dei progressi di Shell derivano da strategie di auto-efficienza: tagli dei costi, semplificazione del portafoglio e minore esposizione alle oscillazioni dei prezzi delle materie prime.

Secondo le previsioni, il colosso anglo-olandese dovrebbe riuscire a mantenere un dividendo annuo di 8,2 miliardi di dollari e a proseguire con riacquisti di azioni per circa 3 miliardi di dollari a trimestre, con eventuali riduzioni più contenute e ritardate rispetto ai concorrenti.

Anche TotalEnergies riceve un rating Overweight, sostenuta da una delle pipeline di progetti più ricche del settore oil & gas e da un portafoglio petrolifero particolarmente competitivo tra le major europee. La produzione di petrolio è attesa in crescita del 2,5% annuo fino agli anni 2030, mentre il business Integrated Power dovrebbe diventare positivo in termini di flussi di cassa libero dal 2028, passando dall’essere un costo per i dividendi a una nuova fonte di ritorni per gli azionisti.

Sebbene sia probabile una riduzione dei buyback, il mix bilanciato tra idrocarburi e rinnovabili dovrebbe consentire a TotalEnergies di mantenere stabilità e resilienza nel lungo periodo.

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Le altre major europee: promozioni, declassamenti e rischi

Tra gli altri operatori, BP è stata promossa da Underweight a Equal-weight grazie ai progressi sul fronte delle dismissioni di asset e a una strategia più sostenibile per la generazione di cassa. Al contrario, Equinor subisce un declassamento a Underweight per la sua forte esposizione alle oscillazioni delle materie prime e per limitati margini di distribuzione extra-dividendo.

Per quanto riguarda Eni, Morgan Stanley assegna un rating Equal Weight, sottolineando che la società italiana vanta le prospettive di crescita upstream più robuste tra le major europee, anche se concentrate soprattutto nella seconda parte del decennio.

Valutazioni elevate e prospettive prudenti

Gli analisti avvertono che le valutazioni attuali sono già nella fascia alta degli intervalli storici e che le stime di utili di consenso potrebbero subire ulteriori revisioni al ribasso. In questo scenario, il rapporto rischio/rendimento dell’intero comparto resta poco convincente, con margini di rialzo limitati per la maggior parte dei titoli, fatta eccezione per Shell e TotalEnergies che si confermano le opzioni più solide per gli investitori di lungo termine.

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