Sappiamo che i fattori produttivi sono tra loro complementari nel senso che tutti concorrono alla produzione.

Il loro concorso, tuttavia, non avviene in proporzioni ben definite e immutabili per ogni produzione dello stesso tipo; anzi, tali fattori sono parzialmente sostituibili gli uni agli altri, nel senso che si possono ottenere gli stessi prodotti, ora usando in maggiore misura dell’elemento lavoro, ora dell’elemento capitale, ora dell’elemento natura, ora, infine, giovandosi delle infrastrutture apprestate dagli enti pubblici.

È a questo punto che si nota tutto il valore del fattore organizzativo. L’imprenditore infatti, secondo il principio di sostituzione (Marshall), potrà ricercare la combinazione produttiva che economicamente gli conviene di più, acquistando ed impiegando in misura maggiore, ore, rispetto agli altri, quei fattori che, comparativamente, avranno un costo relativo minore.

Ciò è possibile perché in economia, a differenza che nella chimica, non è necessario rispettare la legge delle proporzioni definite perché si abbia il prodotto. Bisogna, cioè, distinguere tra combinazione produttiva economicamente migliore e combinazione produttiva tecnicamente migliore.

Nessun dubbio, infatti, che dosando i fattori in proporzioni ben definite e costanti si possa raggiungere un ottimo risultato tecnico. Ma sul piano economico, e cioè dei costi, il miglior risultato tecnico potrebbe rivelarsi il più oneroso per l’imprenditore che preferirà, quindi, orientarsi sul risultato economico più vantaggioso, utilizzando maggiormente il fattore che riesce ad ottenere più a buon mercato.

Questo spiega, ad esempio, perché, in Inghilterra, si preferisca impiegare nella produzione maggiori unità di capitale, facilmente reperibile ad un costo relativamente basso, e, quindi, provvedere ad una produzione automatizzata con scarso impiego di mano d’opera. Quest’ultima infatti, tenuto conto dell’alto livello raggiunto dai salari in quel paese, verrebbe a costare di più.

Viceversa, nei Paesi con sovrabbondante popolazione in cui i salari sono bassi, l’impiego della macchina sarà ritenuto meno conveniente tutte le volte che si possa, nelle stesse operazioni, adibire il fattore lavoro.

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