Il secondo trimestre del 2025 si è rivelato complesso per Amundi SA, che ha chiuso il periodo con risultati inferiori alle attese del mercato, provocando una flessione del titolo di oltre il 4% alla Borsa di Parigi. Nonostante un solido incremento degli asset in gestione, la debolezza dei ricavi e l’erosione dei margini hanno pesato sulla fiducia degli investitori.

Uno schermo con un grafico finanziario, e sulla sinistra numeri e cifre sfuocati
Amundi – MeteoFinanza.com

Utili e ricavi deludono le previsioni degli analisti

Il risultato netto rettificato di Amundi si è attestato a 334 milioni di euro, evidenziando un calo del 3% rispetto al consensus interno e del 2% rispetto alle stime di Jefferies. A pesare è stata soprattutto la performance dei ricavi netti, che si sono fermati a 790 milioni di euro, ben al di sotto del consensus del mercato (-6%). Le commissioni di gestione, uno dei principali motori dei ricavi, sono risultate inferiori del 5% rispetto alle previsioni, con un margine commissionale di 15,7 punti base, leggermente sotto i 16 attesi.

La delusione è stata aggravata anche dal risultato delle commissioni di performance, che si sono fermate a 35 milioni di euro, rispetto ai 42 milioni stimati. Anche i ricavi finanziari netti, influenzati dal calo dei tassi a breve dell’eurozona, hanno deluso: solo 12 milioni contro i 19 previsti. In linea invece i ricavi della divisione Amundi Tecnologia, a 26 milioni, appena sotto l’obiettivo.

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Margini sotto pressione, ma costi operativi sotto controllo

Il margine di ricavi netti da gestione patrimoniale, al netto delle commissioni di performance, si è mantenuto su livelli contenuti: 16,5 punti base, in leggera flessione su base pro forma (15,9). Il segmento retail ha sofferto maggiormente, con margini scesi a 31,2 punti base nel primo semestre, rispetto ai 34,4 dell’anno precedente, complice il trasferimento di asset statunitensi alla piattaforma VCTRY.

Sul fronte dei costi, Amundi ha mostrato maggiore efficienza: le spese operative rettificate sono state di 417 milioni, ovvero il 4% in meno rispetto alle attese, contribuendo a contenere l’impatto dei ricavi più deboli. Tuttavia, il rapporto costi/ricavi rettificato ha toccato il 52,7%, superando leggermente il 51,8% previsto. L’utile ante imposte rettificato è stato di 437 milioni, inferiore del 5% rispetto al consensus.

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AUM in crescita e flussi netti ben oltre le stime

A fronte di risultati operativi deludenti, gli asset totali in gestione (AUM) hanno comunque raggiunto 2.267 miliardi di euro a fine giugno, superando le attese dell’1%. Un risultato trainato dai flussi netti di nuovi capitali (NNM), pari a 20,4 miliardi di euro, quasi il doppio rispetto alle stime di 10,5 miliardi.

In particolare, i NNM a medio-lungo termine, escluse le joint venture, hanno raggiunto 11,1 miliardi, grazie alle strategie passive e al reddito fisso attivo. I prodotti di tesoreria hanno invece registrato un deflusso di 1 miliardo, dovuto a fattori stagionali legati alle aziende.

Le joint venture internazionali hanno giocato un ruolo chiave nella crescita, generando afflussi pari a 10,3 miliardi, ampiamente superiori ai 3,3 miliardi attesi. Le performance migliori sono arrivate da SBI Mutual Fund in India, NH Amundi in Corea del Sud e dai canali distributivi in Cina.

Nel settore retail, i flussi netti sono stati moderatamente positivi a 1,4 miliardi, con buoni risultati da distributori terzi che hanno compensato i deflussi dalle reti francesi e da clienti esteri più prudenti. In particolare, BOC Wealth Management ha contribuito con afflussi netti per 0,7 miliardi.

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Solidità patrimoniale e nuove strategie in arrivo

A livello patrimoniale, Amundi ha confermato la propria solidità con un surplus di capitale pari a 1,3 miliardi di euro, in crescita rispetto agli 1,2 miliardi di marzo. La piattaforma Fund Channel ha inoltre superato i 600 miliardi di euro di asset in amministrazione, a testimonianza del peso crescente dell’infrastruttura tecnologica del gruppo.

Infine, la società ha annunciato l’intenzione di presentare una nuova strategia triennale nel corso del quarto trimestre del 2025, aprendo così a una possibile ridefinizione delle priorità operative e di crescita per i prossimi anni.

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