I listini europei aprono la sessione positivamente per poi indebolirsi poco dopo l’inaugurazione della seduta. Prevale infatti l’incertezza all’indomani di un weekend dominato dalla guerra in Ucraina: quanto accaduto a Bucha ha riacceso l’indignazione su ciò che sta avvenendo nel Paese, sollevando l’idea di approvare nuove sanzioni su Mosca in risposta a quanto sta emergendo sul campo. Anche la Germania, contrariamente alle origini, non esclude più l’ipotesi di abbandonare i rifornimenti energetici dalla Russia.

In questo ambito, Milano apre in rialzo ma dopo un’ora l’FTSE MIB cede lo 0,9%. Tra i titoli più in vista troviamo Tim, che cede terreno a causa dell’incertezza dell’offerta di Kkr. Contrastate anche le altre piazze finanziarie europee, con Londra che sale dello 0,15%, Francoforte che perde lo 0,25% e Parigi che lima lo 0,1%.

Migliore l’andamento dei listini asiatici, che godono del fatto che Pechino ha aperto alla modifica di una regola che impedisce alle società quotate offshore di condividere dati sensibili con le autorità straniere. Secondo gli analisti questo intervento potrebbe essere una tiepida apertura nei confronti di Washington, considerato che darebbe accesso agli Usa ai dati sensibili finanziari delle aziende cinesi, che d’altra parte non rischierebbero più di essere estromesse dai listini a stelle e strisce.

Le nuove sanzioni alla Russia determinano un peso all’euro, che passa di mano a 1,1046 sul dollaro, non lontano dai minimi di quasi due anni del mese scorso. L’euro si rafforza sullo yen, scambiato ora a 135,49. In rialzo i prezzi del petrolio, che pagano le preoccupazioni per le limitazioni all’offerta.

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