Il cambio EUR/USD è cresciuto nel corso di questa settimana, raggiungendo un massimo di 1,1927 e stabilendosi pochi pips sotto quota 1,1900. In particolare, si noti come il dossier (positivo) sull’occupazione statunitense rilasciato venerdì sia stato probabilmente il principale catalizzatore della debolezza del dollaro in chiusura di settimana. I rendimenti dei titoli di Stato USA sono rimasti sottotono per tutte le sessioni, con il rendimento del Treasury a 10 anni che ha infranto la soglia dell’1,70%.

Banche centrali, a breve una separazione di policy?

Il mercato non aveva molto altro a cui prestare attenzione in questi giorni. L’evento più rilevante è stato il rilascio dei verbali della riunione della Federal Reserve statunitense di mercoledì. I membri del Fed non hanno detto nulla di nuovo rispetto a ciò che il mercato già conosce, ribadendo la loro posizione ottimistica sul progresso economico, ma riaffermando il loro attuale compromesso a una politica monetaria ultra-allentata fino a quando “ulteriori progressi sostanziali” verso gli obiettivi della Fed su inflazione e occupazione saranno raggiunti.

Nel frattempo, l’euro ha trovato supporto dai commenti di Robert Holzmann, governatore della banca centrale austriaca, che ha detto che la Banca centrale europea potrebbe essere in grado di iniziare a ridurre i suoi acquisti di obbligazioni durante l’estate. L’idea che la BCE si muova prima della Fed non ha ancora raggiunto i desk di trading, ma è qualcosa che potrebbe presto prendere il sopravvento sull’evoluzione EUR/USD.

Il Covid-19 continua a preoccupare

Le notizie relative alla pandemia di coronavirus hanno avuto un impatto limitato sui prezzi, anche se sono ancora rilevanti in termini di progresso economico. Le preoccupazioni legate al vaccino di AstraZeneca e il legame con alcuni casi di trombosi cerebrale potrebbero infatti danneggiare il Regno Unito ma, soprattutto, l’Europa, dove la somministrazione del vaccino è più diffusa.

La corsa degli Stati Uniti verso l’immunità di gregge sta invece facendo meglio di quella europea, dato che il 33,7% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di un vaccino contro il coronavirus.

I dati positivi macro non hanno impressionato il mercato

Ci sono state alcune sorprese positive sul fronte dei dati. L’ISM Services PMI ufficiale degli Stati Uniti è balzato a 63,7 punti a marzo, per il decimo mese consecutivo di crescita per il settore dei servizi. Markit ha rivisto al rialzo il PMI dei servizi di marzo per l’Unione, con quello dell’UE confermato a 49,6.

Il calendario macroeconomico statunitense ha incluso alcune sorprese non proprio incoraggianti, dato che la bilancia commerciale di febbraio ha registrato un deficit di 71,1 miliardi di dollari, mentre le richieste settimanali di disoccupazione sono salite inaspettatamente a 744 mila unità nella settimana conclusa il 2 aprile.

Gli investitori saranno più impegnati la prossima settimana, con altri dati macro da seguire. L’UE pubblicherà le vendite al dettaglio di febbraio lunedì, mentre la Germania rilascerà il sondaggio ZEW di aprile martedì, quando gli Stati Uniti sveleranno i dati sull’inflazione di marzo.

Nel corso della settimana, l’UE pubblicherà la produzione industriale di febbraio, mentre la Germania rilascerà i dati sull’inflazione di marzo. Gli Stati Uniti rilasceranno le vendite al dettaglio di marzo giovedì prossimo e la stima preliminare dell’indice Michigan Consumer Sentiment di aprile venerdì.

Analisi tecnica EUR/USD

Il cambio EUR/USD ha come supporto immediato il livello di prezzo di 1,1810/20. Ci vorrà una rottura sotto il livello 1,1700 per vedere la coppia tendere verso 1,1602, il minimo mensile di novembre 2020. Una chiusura settimanale al di sotto di quest’ultimo livello potrebbe infine aprire la porta ad un test della regione di 1,1470, un livello di supporto statico a lungo termine. La coppia ha toccato il massimo questa settimana a 1,1927: eventuali spinte sopra questa soglia potrebbero far puntare verso 1,1200.

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