Il cambio euro dollaro ha corretto le condizioni di ipervenduto ed è stato scambiato fino a 1,1382, senza però mantenere i profitti e terminando così la settimana in una posizione quasi invariata a 1,1300. Il dollaro americano ha avuto la meglio verso il fine settimana, in particolare contro i suoi rivali ad alto rendimento, ma anche rispetto all’oro.

Cerchiamo allora di riassumere cosa è capitato, e cosa potrebbe accadere nei prossimi giorni con le nostre previsioni EUR/USD.

Il mercato è sempre più preoccupato da Covid e inflazione

Come avevamo anticipato anche la scorsa settimana, gli operatori di mercato hanno sposato un approccio di chiara avversione al rischio a causa di alcuni elementi di preoccupazione.

Il primo di questi è evidentemente legato alla scoperta della variante di coronavirus chiamata Omicron. Il Sudafrica lo ha segnalato il 25 novembre e il panico globale, immediato, ha condotto alla chiusura delle frontiere e a nuove misure restrittive. Con il passare del tempo, tuttavia, le autorità hanno riconosciuto che Omicron aveva circolato in Europa occidentale prima che il ceppo fosse identificato e che forse la sua gravità è inferiore a quanto inizialmente era stato anticipato come scenario peggiore.

Certo è che i timori che la nuova variante possa rallentare il progresso economico hanno fatto scendere bruscamente i listini azionari. Ora però c’è una luce di speranza che potrebbe ridare nuova linfa: Omicron sembra infatti più contagioso ma meno aggressivo, dato che i casi riportati finora sono lievi. JP Morgan ha detto che la variante potrebbe essere la fine della pandemia, dato che il virus sembra seguire il modello storico di evoluzione verso una malattia endemica. “Omicron potrebbe essere un catalizzatore per l’irripidimento (non l’appiattimento) della curva dei rendimenti, la rotazione dalla crescita al valore“, hanno detto gli strateghi della banca d’affari. Inoltre, gli esperti credono che i vaccini offriranno ancora protezione contro i casi gravi e la morte.  L’OMS rimane cauta perché ci sono molte incognite che circondano il nuovo ceppo, con un quadro più chiaro atteso per metà dicembre.

La seconda preoccupazione è legata all’inflazione. Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell e il segretario al Tesoro Janet Yellen, nel frattempo, hanno testimoniato sulla legge CARES davanti al Senato. Powell ha notato che l’inflazione si è diffusa più ampiamente e che il rischio di inflazione persistente è aumentato. Ha aggiunto che è il momento di eliminare il termine “transitorio” per descrivere le pressioni sui prezzi, e che la Fed discuterà l’accelerazione del tapering nella riunione di dicembre, per contrastare l’inflazione.

I dati macroeconomici

I dati europei hanno continuato a riflettere la lotta dell’Unione Europea per tornare su un percorso di crescita, mentre l’inflazione continua a salire a livelli record. Secondo le stime preliminari, l’indice dei prezzi al consumo tedesco ha raggiunto un record del 6% a/a a novembre. Il dato ha solo confermato ciò che gli operatori di mercato già sapevano, ovvero che l’inflazione dell’UE si trova ad un massimo pluriennale. E sebbene la Federal Reserve statunitense ha finalmente mostrato segni di reale preoccupazione, la Banca centrale europea mantiene la sua posizione di attesa.

Venerdì, gli Stati Uniti hanno pubblicato il report Nonfarm Payrolls, che ha mostrato che il Paese ha aggiunto solo 210.000 nuovi posti di lavoro a novembre, molto peggio del previsto. Il tasso di disoccupazione si è contratto al 4,2%, meglio del 4,5% previsto, mentre il tasso di partecipazione è balzato al 61,8%. Il rapporto ha messo una leggera pressione sul biglietto verde verso la chiusura settimanale, ma l’impatto è stato abbastanza limitato. Gli Stati Uniti sono ancora a corto di 4 milioni di posti di lavoro rispetto ai livelli pre-pandemici.

La seconda settimana di dicembre porterà aggiornamenti sui dati già pubblicati, il che significa che il calendario macroeconomico avrà probabilmente un impatto limitato sulla price action, e questo potrebbe essere ancora più vero considerando le imminenti decisioni della banca centrale appena prima delle vacanze invernali.

L’UE pubblicherà la lettura finale del prodotto interno lordo del terzo trimestre, mentre la Germania rilascerà il sondaggio ZEW di dicembre sul sentimento economico e i dati finali sull’inflazione di novembre. Gli Stati Uniti pubblicheranno anche l’indice dei prezzi al consumo di novembre, che dovrebbe essere rivisto al ribasso al 5,8% a/a dal 6,2%.

Analisi tecnica EUR/USD

Passando poi al profilo tecnico, i grafici mostrano che gli orsi mantengono il controllo della coppia. Lo scenario è attualmente ribassista, tanto che nel complesso il cambio sembra essere pronto ad estendere il suo crollo, con un possibile obiettivo intorno a 1,1160, una forte area di supporto statico. Una rottura al di sotto di 1,1270 dovrebbe aprire la porta a tale declino.

Se invece dovesse esserci una meno probabile ripresa, la prima resistenza principale è fissata a 1,1380.

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