Le operazioni di mercato aperto sono delle iniziative (come possono essere, a titolo di esempio, le vendite o gli acquisti di titoli di Stato) che le banche centrali effettuano per cercare di controllare o di influenzare alcuni aspetti dell’economia. Di norma, le operazioni di mercato aperto si riferiscono alle operazioni della banca centrale che hanno, come principale effetto, quello di incrementare o di diminuire l’offerta monetaria nell’area di proprio riferimento. Non si escludono tuttavia altri obiettivi, come possono essere ad esempio gli impatti sui i tassi di cambio e sui tassi di interesse che sono utilizzati per poter supportare le operazioni di mercato aperto, e così via.

Ancora, si può notare come le operazioni di mercato aperto possano essere utilizzate dalla banca centrale per poter impattare sulle tendenze macroeconomiche come l’inflazione, oppure – ulteriormente – per cercare di influenzare il tasso di cambio tra due valute.

In tal senso, si noti altresì come le operazioni di mercato aperto possano essere suddivise in due diverse tipologie: permanenti e temporanee. In sintesi, le operazioni di mercato aperto permanenti sono quelle generalmente poste in essere per poter accogliere i fattori a più lungo termine, mentre le operazioni di mercato aperto temporanee sono quelle tipicamente utilizzate per poter affrontare le esigenze di riserva che – per loro natura – sono appunto considerate transitorie.

Che effetto hanno queste operazioni?

Come anticipato brevemente nelle righe che precedono, le operazioni di mercato aperto influenzano i prezzi di cambio, l’occupazione e una serie di altri fattori tipici delle analisi fondamentali. In altri termini, mediante l’effettuazione delle operazioni di mercato aperto, le banche centrali sono in grado di influenzare la liquidità del trading in valuta estera e, proprio per questo motivo, è opportuno che i trader si tengano quanto più informati su tali azioni.

Inoltre, si tenga in valutazione che le operazioni di mercato aperto aiutano a trovare una migliore stabilizzazione nel mercato delle valute, attraverso l’effettuazione –da parte delle banche – di importanti volumi di transazioni di acquisto e di vendita di valute tanto che, a volte, il valore della valuta interessata dalle operazioni di open market può aumentare o diminuire di conseguenza.

FOMC

Negli Stati Uniti, internamente alla Federal Reserve, esiste il Comitato federale del mercato aperto (FOMC), l’ente che è responsabile dell’attuazione della politica monetaria della banca centrale. Il FOMC comprende un board (consiglio) dei governatori, e cinque presidenti delle reserve bank dei singoli Stati. Il comitato organizza otto riunioni (in media, una ogni mese e mezzo) per poter determinare le attuali condizioni economiche e le prospettive delle stesse, e per poter valutare se aumentare o diminuire l’offerta monetaria utilizzando uno degli strumenti disponibili della banca centrale.

Al fine di modificare l’offerta monetaria, il FOMC può acquistare e vendere titoli di Stato (ovvero, porre in essere le operazioni di mercato aperto che rappresentano il nostro focus di oggi). Se il FOMC desidera aumentare l’offerta monetaria, acquisterà i titoli in oggetto, mentre se intende diminuire l’offerta monetaria, procederà alla loro vendita. L’acquisto di strumenti di debito potrà essere effettuato dalle banche, le quali potranno così prestare i fondi appena acquisiti dalla banca centrale a privati ​​e imprese, trasferendoli così all’economia reale. Naturalmente, considerato che aumenta la quantità di denaro disponibile sul mercato dei prestiti, i tassi di interesse su questi prestiti sono destinati a diminuire, permettendo così a più mutuatari di poter acquisire più capitale a condizioni più vantaggiose. Un miglioramento di questo tipo potrebbe stimolare gli investimenti e, complessivamente, l’economia globale.

Nel caso in cui il FOMC deciderà di ridurre l’offerta monetaria, andrà invece a vendere titoli alle banche, “prelevando” – in sostanza – del denaro dagli istituti di credito. La riduzione del denaro disponibile conduce logicamente a rallentare gli investimenti e la spesa, considerato che il capitale in prestito diventerà più costoso da ottenere. Un limitato accesso al capitale determinerà quindi un rallentamento dell’economia.

Un esempio per saperne di più

Ora, supponiamo che la Federal Reserve decida di voler aumentare le riserve bancarie utilizzando le operazioni di mercato aperto di cui abbiamo più volte parlato nei paragrafi precedenti. Le banche utilizzano una parte dei depositi dei propri clienti (che per la banca sono delle passività, considerando che c’è l’obbligo della restituzione ai correntisti), per poter acquistare il debito attraverso i titoli emessi dal governo federale.

Al fine di perseguire il proprio obiettivo, la banca centrale procederà allora ad acquistare alcune delle obbligazioni emesse dal governo. Se la Federal Reserve sceglierà di acquistare 30 milioni di dollari in obbligazioni da una banca, per esempio, le riserve della banca saliranno di un valore di 30 milioni di dollari, tanto che l’istituto di credito potrà utilizzare tale denaro per poter incrementare l’importo dei prestiti. La crescita di 30 milioni di dollari delle riserve bancarie conduce poi ad un aumento equivalente della base monetaria. Le banche si troveranno così in una condizione di eccesso di denaro, e saranno indotte ad abbassare i tassi di interesse in maniera che possano più facilmente attirare clienti a cui possono prestarli.

Insomma, avendo ottenuto 30 milioni di dollari in riserve aggiuntive, l’istituto di credito si troverà nella condizione di voler prestare rapidamente i soldi per guadagnare interessi. A loro volta, considerato che le banche genereranno ulteriori 30 milioni di dollari in prestiti, i beneficiari dei prestiti (famiglie, imprese) spenderanno i soldi acquistando beni e servizi.

Il ciclo che si innesca è ben immaginabile: considerato che questi individui e tali aziende acquistano beni e servizi, andranno a creare dei redditi supplementari per le imprese, per i loro dipendenti e per gli altri individui. Questo reddito tornerà poi all’interno del sistema bancario sotto forma di depositi, alimentando così un incremento di offerta di moneta pari alla variazione della base monetaria (30 milioni di dollari), influenzata dal moltiplicatore di moneta.

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