La riserva obbligatoria delle banche è una riserva liquida, sotto forma di denaro, che le banche sono tenute a conservare su appositi conti presso le Banche centrali di riferimento, a tutela del patrimonio che viene loro affidato. Di norma, l’aliquota viene calcolata sui flussi mensili di raccolta, e viene periodicamente aggiornata dal regolamento dell’istituto banchiere competente (per gli USA è la Fed, per l’Europa è la BCE, e così via). Ma per quale motivo è stata prevista una simile disciplina?

Cerchiamo di saperne un po’ di più, e capire quali sono i riflessi della normativa vigente.

Quali sono le funzioni delle riserve obbligatorie delle banche

Numerose sono le funzioni che vengono svolte dalle riserve obbligatorie delle banche. Abbiamo cercato di raggrupparle in quattro distinte utilità.

Tutela del depositante. Del primo motivo abbiamo parzialmente già detto. I requisiti di riserva obbligatoria delle banche nascono infatti dal bisogno di tutelare coloro che hanno effettuato dei depositi nelle banche interessate dal provvedimento, obbligando queste ultime ad allocare una quota della propria raccolta in attività liquide e a rischio nullo, e proteggendo così i risparmiatori.

Controllo delle autorità monetarie. Un secondo motivo di utilità delle riserve obbligatorie liquide delle banche domestiche è legato alla possibilità – da parte delle autorità monetarie – di controllare la quantità di moneta in circolazione. Appare infatti chiaro come manovrando il coefficiente di riserva obbligatoria, le autorità monetarie abbiano di conseguenza la possibilità di variare la grandezza del moltiplicatore dei depositi e pertanto anche la quantità di moneta in circolazione, pur mantenendo costante la base monetaria.

Finanziamento del settore pubblico. Non è certamente uno dei motivi preponderanti, ma in alcuni casi le riserve obbligatorie delle banche servivano ad alimentare la possibilità di finanziare il settore pubblico a condizioni di favore. È peraltro accaduto lungamente anche in Italia: si permetteva alle banche di versare la riserva dovuta con titoli di Stato, convogliando una parte del risparmio verso il settore pubblico e assicurandosi così un’ulteriore forma di assorbimento dei titoli di debito del Tesoro.

Ammortizzatore della liquidità sul mercato. In alcune condizioni di mercato (quando ad esempio si può movimentare interamente o parzialmente la riserva grazie al meccanismo della mobilizzazione), la riserva obbligatoria delle banche può svolgere la funzione di buffer della liquidità sul mercato monetario.

La riserve obbligatoria nel nostro Paese

Anche se teoricamente le finalità delle riserve obbligatorie delle banche sono quattro, non tutte hanno avuto identica “fortuna” e ricorrenza nel corso degli anni. In particolare, nel nostro Paese la prima funzione (quella di tutela del depositante) è probabilmente stata la prevalente nella prima fase. Tuttavia, la riserva obbligatoria ha progressivamente assunto una crescente funzione di strumento di politica monetaria.

Le riserve secondo la BCE

Sempre a proposito di riserve, la BCE ha stabilito mediante regolamento i requisiti patrimoniali delle banche, stabilendo che le stesse siano obbligate a accantonare capitale sufficiente per coprire le perdite inattese e rimanere solvibili in situazione di crisi. L’importo del capitale necessario come riserva patrimoniale dipende dal rischio legato alle attività di una determinata banca.

Di fatti, il regolamento sui requisiti patrimoniali indica tale principio come “requisito di fondi propri”, da esprimersi in percentuale delle attività ponderate per il rischio. Per “attività ponderate per il rischio” si intende, a sua volta, che ad attività più sicure è attribuita un’allocazione di capitale minore, mentre alle attività più a rischio è attribuito un fattore di ponderazione del rischio più elevato. Ne consegue che, in fin dei conti, più le attività sono a rischio e maggiore è l’ammontare di capitale che la banca deve accantonare a riserva.

Chiarito ciò, ricordiamo anche che al capitale vengono assegnate determinate classi in funzione della qualità e del rischio. In particolare, il capitale tier 1 è considerato come il capitale in situazione di continuità aziendale, ovvero quello che permette alla banca di proseguire le sue attività e che ne mantiene la solvibilità. Si tratta dunque di un capitale di qualità molto elevata. Di contro, il capitale tier 2 è considerato quel capitale in caso di cessazione di attività, permettendo così a un ente di rimborsare i depositanti e i creditori privilegiati nel caso una banca diventi insolvibile.

Secondo l’attuale regolamento BCE, l’importo totale del capitale che le banche e le imprese di investimento hanno l’obbligo di detenere dovrebbe essere pari almeno all’8% delle attività ponderate per il rischio, con il capitale primario di classe 1 che dovrebbe rappresentare il 4,5% delle attività ponderate per il rischio.

A tale requisito patrimoniale si aggiunge poi un requisito in materia di liquidità, sulla base del quale la BCE prevede che le istituzioni finanziarie dispongano di attività liquide sufficienti a coprire i deflussi netti di liquidità in condizioni di forte stress su un periodo di 30 giorni. L’importo minimo di attività liquide che deve essere detenuto da una banca dovrebbe essere pari al 25% dei deflussi.

Ancora, risulta essere di rilievo il concetto di leva finanziaria, il rapporto tra la base di capitale di una banca e le sue attività totali, con la conseguenza che le attività di una banca hanno un “effetto leva” quando superano la sua base di capitale. Lo scopo del regolamento è quello di ridurre una leva finanziaria eccessiva, che potrebbe avere un effetto negativo sulla solvibilità della banca.

 

 

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