Vi siete mai domandati perché, ogni giorno, ci si affidi all’abitudine per compiere le consuete attività? Si pensi al fatto che tutti i giorni si compie lo stesso identico percorso per andare a lavorare, o al fatto che si tenda ad andare sempre negli stessi ristoranti e locali, si tenda a fare la spesa negli stessi negozi di alimentari, e così via.

Insomma, la nostra vita è facilmente ed evidentemente condizionata dal fatto che facciamo affidamento sull’abitudine per compiere ogni azione nel modo più semplice. D’altronde, chi avrebbe voglia e tempo di “reinventare” la propria vita ogni giorno?

Se quanto sopra è ben assodato – e ben comprensibile! – è anche vero che questa abitudine di consolidare abitudini (ci venga perdonato il gioco di lavoro), potrebbe rivelarsi un falso amico, visto e considerato che potrebbe spronarvi a prendere decisioni che altrimenti non potreste assumere. Il che, naturalmente, è particolarmente valido quando si parla di strumenti finanziari.

Che cosa significa?

Le abitudini di cui sopra si manifestano con la tendenza dei trader a considerare di maggiore importanza le proprie performance commerciali, le notizie o le informazioni più recenti, piuttosto che prendere in considerazione performance, notizie o informazioni precedenti nel tempo. In questo modo, subirete il “potere” di influenzare negativamente le percezioni, le decisioni e il giudizio, sulla base del fatto che un cambiamento di rotta come sopra ipotizzato andrebbe a minare le prestazioni generali.

Facciamo un esempio per poter chiarire meglio ciò di cui parliamo. Un trader, a seconda del suo modello di trading (basato su analisi fondamentale o tecnica), può scegliere di entrare in centinaia di diverse posizioni ogni anno. Potrebbe dunque ottenere un numero maggiore di operazioni perdenti rispetto a quelle di successo, ma lo scenario con cui si forma questo genere di serie di risultati potrebbe influenzare – e non poco – il suo comportamento futuro.

Cerchiamo di ipotizzare due differenti scenari.

La prima sequenza di operazioni può essere simile a questa:

Perdita, vittoria, perdita, perdita, vittoria, perdita, perdita, perdita, vittoria, perdita, perdita, perdita, vittoria, perdita, perdita.

In altri termini, abbiamo a disposizione una serie con 12 perdite e solo 4 trade di successo, ma ipotizzando che gli scambi proficui abbiano generato dei risultati tre volte migliori dei trade perdente, l’effetto netto sarà pari a zero.

In secondo luogo, potrebbe essere possibile sperimentare una sequenza di operazioni che può apparire nel seguente modo:

Vittoria, perdita, perdita, vittoria, vittoria, vittoria, perdita, perdita, perdita, perdita, perdita, perdita, perdita, perdita, perdita.

Anche in questo caso abbiamo 12 perdite e solo 4 operazioni concluse con successo, ma poiché uno scambio redditizio ha – ribadiamo anche in questa ipotesi – una performance tre volte migliore di una perdita, l’effetto netto sarà pari a zero.

Cosa cambia?

L’effetto netto delle due sequenze, come abbiamo avuto modo di vedere, sarà lo stesso, tuttavia il trader può esprimere sentimenti molto diversi sul suo modello commerciale alla fine della seconda sequenza di operazioni.

Di fatti, gli ultimi 8 scambi sulla seconda sequenza erano tutte delle perdite, mentre nella prima sequenza c’erano 2 scambi proficui sugli ultimi 8. Come risultato, il trader della seconda sequenza potrebbe essere indotto a dubitare dell’affidabilità del suo sistema di trading, pensando se sia o meno ancora valido o se debba magari essere modificato per rispettare le “nuove” regole, oppure se debbano essere applicati indicatori diversi e un livello inferiore di rischio per il prossimo scambio.

Quali sono gli impatti sui propri comportamenti

Come abbiamo visto, abbiamo dunque due risultati identici, ma due impatti comportamentali differenti. L’effetto di quanto sopra è infatti consistente nella possibilità di modificare lo stato d’animo del trader. D’altronde, è ben plausibile che difficilmente può esservi qualcosa di peggiore di un’enorme sequenza di trade perdenti, dannosa per poter smorzare l’entusiasmo anche del trader più ottimista.

In questo scenario, infatti, il trader finirà con il mettere in discussione le sue abilità, cadendo in una pericolosa condizione di insicurezza. Con la perdita di fiducia in se stesso, il trader inizierà altresì ad attendersi prestazioni sempre più deboli e, man mano che questa inclinazione si approfondisce, improvvisamente cominceranno a comparire brutti risultati.

Si tenga anche conto che gli stessi effetti negativi possono ben manifestarsi nel caso opposto, ovvero nell’ipotesi in cui la sequenza di risultati sia molto positiva.

Se infatti la seconda stringa si fosse chiusa con 8 posizioni consecutive di successo, ciò avrebbe potuto spingere il trader a diventare meno cauto e persino troppo sicuro di sé, divenendo suscettibile di assumere rischi eccessivi, compromettendo la sua disciplina commerciale e, dunque, accompagnandolo per mano verso conseguenze finanziariamente catastrofiche.

Come evitare questi effetti

Ma cosa si potrebbe fare per evitare questi effetti? In primo luogo, riteniamo che ogni trader debba assumere quanto prima la consapevolezza del meccanismo che sopra abbiamo brevemente riassunto.

È infatti probabile che qualsiasi ricordo delle precedenti operazioni venga “perso” nella memoria a lungo termine e non sarà facilmente memorizzato: meglio dunque mantenere un diario di trading (ne abbiamo parlato diverse “puntate” fa) e consultarlo periodicamente per poter testare il proprio modello sulla serie storica.

In secondo luogo, il trader dovrebbe sviluppare un’abitudine per monitorare la propria performance in passato: avendo registrato una sequenza estesa di dati di trading, è più probabile che sia in grado di percepire una visione più ampia del passato, traendone i frutti per il futuro.

In terzo luogo, un trader deve imparare come gestire se stesso: se sottoposto a eccessivo stress e ansia, è infatti molto più probabile che possa deviare dalle buone pratiche del trading. Meglio dunque imparare a controllare le proprie emozioni, rendendo tale self-control la chiave per non lasciare il proprio modello di lavoro.

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