L’esplosione della crisi di governo ha condotto il FTSE MIB, principale indice di Borsa Italiana, in profondo rosso. Alla chiusura di venerdì, infatti, il FTSE MIB era valorizzato a 20.324,23 punti, in flessione di 516,92 punti (- 2,48%) rispetto al momento dell’apertura. Quella di venerdì è stata una giornata particolarmente vibrante, con la formalizzazione della crisi mediante la presentazione di una mozione di sfiducia da parte della Lega, a suggellare qualcosa che era nell’aria da diverso tempo.

Nonostante i mercati avessero già in buona parte metabolizzato il fatto che una crisi fosse più che probabile, la reazione dei listini è stata comunque piuttosto pesante, e anche lo spread ne ha risentito, con una decisa accelerazione.

Analisi tecnica FTSE MIB

Come abbiamo già brevemente commentato, quella del 9 agosto è stata una sessione molto negativa per la Borsa Italiana, che ha mandato in archivio la settimana con una contrazione pari al 2,48% rispetto al valore precedente.

Fin dall’esordio di giornata era chiaro che l’indice potesse trovarsi in gravi difficoltà, con apertura di 20.505 punti, e prezzi inferiori al bottom della sessione precedente, e ulteriore calo con il passare delle ore, e chiusura sotto quota 20.325 punti, in prossimità dei minimi della giornata.

Pur grave, quanto accaduto non sembra però modificare il trend di medio lungo termine, che rimane rialzista. Sempre più ribassista sembra però essere il trend di breve termine. Quanto accaduto sul finire della scorsa settimana amplia infatti la fase calante, con un primo test fissato al supporto di 20.083 punti. Qualora il trend decrescente fosse particolarmente deciso, non è da escludere un nuovo test a un supporto inferiore, fissato a 19.842 punti.

Di contro, nel caso in cui la situazione dovesse invertirsi in chiave positiva, tanto da scatenare un andamento, pur provvisoriamente, bullish, potrebbe esserci un primo test della resistenza a quota 20.806 punti e, una volta infranta, in caso di accelerazione, un secondo test a quota 21.528 punti.

Fitch Rating Italia: tutto rimandato

Nel weekend, a rischiare di aggravare ulteriormente uno scenario già delicato, è poi arrivata la decisione di Fitch sul rating italiano.

L’agenzia ha scelto di non deteriorare ulteriormente la situazione, mantenendo così invariato il proprio voto sull’affidabilità del nostro debito pubblico (BBB). Ha altresì confermato i dubbi sulla situazione economica, con un PIL 2019 previsto in crescita dello 0,1%, e con un PIL 2020 in tiepida accelerazione allo 0,5%. Ribadite anche l mosse del bilancio pubblico, pronosticando una finanziaria con misure leghiste, in grado di peggiorare il deficit dello 0,7% del PIL come conseguenza della Flat Tax.

Cresce il rendimento dei titoli del Tesoro

Il Tesoro ha collocato 6,5 miliardi di euro di titoli con rendimento allo 0,107%. Il rendimento dell’ultima asta risulta così essere lievemente superiore a quello dell’asta precedente, lo scorso mese (+ 17 centesimi). L’allargamento dello spread ha evidentemente penalizzato i titoli delle banche, con flessioni anche del 9%, soprattutto per quegli istituti di credito che in pancia hanno una elevata quota di titoli di Stato. Ne sono state – purtroppo – facili dimostrazioni i cali di di Banco Bpm (- 9,12%), Ubi Banca (- 7%), Bper (- 7%), Poste Italiane (- 6,7%) e Unicredit (- 5,1%).

Crisi governo, cosa succede ora

Considerato che sarà probabilmente il tema più caldo dei prossimi giorni, può essere utile cercare di rammentare che cosa potrebbe accadere ora.

Andando con ordine, la prima cosa che accadrà è legata alla mozione di sfiducia formulata dalla Lega. Il presidente del Consiglio Conte si dovrà presentare davanti alle Camere, riaperte straordinariamente nei prossimi giorni, sottoponendosi a un voto di fiducia. Nel caso in cui non otterrà la fiducia, si aprirebbe una crisi formale, di natura parlamentare.

A quel punto, il presidente della Repubblica Mattarella avvierà un nuovo giro di consultazioni e, se lo riterrà necessario, affiderà un mandato esplorativo per poter verificare l’esistenza di una nuova maggioranza. È evidentemente prematuro cercare di capire chi potrà prendere in mano tale mandato: lo stesso Conte? Il presidente di uno dei due rami del Parlamento? In alternativa si potrebbe optare per un governo tecnico o di scopo, con la finalità principale di varare la legge finanziaria. La figura esterna più papabile potrebbe essere Cottarelli, già chiamato in causa nel 2018 per pochi giorni.

Se i tentaitivi di cui sopra non dovessero andare a buon fine, le elezioni incomberanno sullo scenario politico italiano. Si andrà a votare intorno alla seconda metà del mese di ottobre, considerato che le Camere devono essere sciolte entro 45 giorni dalle consultazioni, ma l’orientamento sarebbe comunque intorno ai 60 giorni. Per tornare alle urne entro ottobre, però, ci sono pochi giorni a disposizione: bisognerebbe infatti consumare tutti i tentativi di cui sopra entro fine agosto.

Potenzialmente, pertanto, un nuovo governo potrebbe formarsi nel mese di novembre. Abbastanza tardi, considerato che la formazione del nuovo esecutivo si accavallerebbe con la fase di varo della manovra finanziaria. Prima di settembre il governo è infatti obbligato a presentare la Nota di aggiornamento del Def, ed entro il 15 ottobre bisogna presentare alla Commissione UE il Documento di bilancio. Il 20 ottobre la legge di bilancio è attesa alle Camere, mentre l’approvazione finale è entro il 31 dicembre.

In questo caso, però, l’Unione Europea potrebbe concedere una deroga, giustificata dalla crisi del governo.

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