La settimana appena conclusasi ha avuto come ultima sessione un lieve ribasso per il principale indice di Borsa di Milano, il FTSE MIB, che è retrocesso dello 0,30%.  L’esordio della seduta è stato stabile rispetto alla conclusione del giorno precedente, ma si è poi verificato una progressiva contrazione nel corso della sessione, fino alla chiusura negativa che abbiamo riepilogato nelle scorse righe.

Trend FTSE MIB e analisi di status

Come abbiamo già sottolineato nel corso delle ultime settimane, lo scenario di medio periodo per il FTSE MIB risulta essere pur sempre positivo, con la Borsa Italiana che dunque pare inserita all’interno di una tendenza di vasto respiro rialzista. Tuttavia, nel breve periodo la  struttura tecnica sta mostrando qualche cedimento, aprendo dunque le porte a potenziali cali delle quotazioni del FTSE MIB nel corso dei prossimi giorni / settimane.

Supporti e resistenze FTSE MIB

Per quanto concerne i principali supporti e resistenze dell’indice FTSE MIB, la fase correttiva potrebbe condure a testare il primo supporto a quota 21.688 punti. Qualora la strada ribassista dovesse rompere tale supporto, potrebbero emergere dei testi al secondo supporto, a quota 21.540 punti.

Nel caso invece di spinta rialzista, la prima resistenza è posta a 22.033 punti, mentre una tendenza particolarmente  incisiva potrebbe portare al test  alla seconda resistenza a quota 22.378 punti.

La decisione della BCE

Come vi avevamo riassunto la scorsa settimana, negli ultimi giorni l’attenzione dei mercati è stata catalizzata soprattutto dall’esito del meeting della Banca centrale europea, che ha scelto di mantenere a zero il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principali, allo 0,25%, quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale, e a – 0,40% il tasso sui depositi presso la stessa banca.

La novità è tuttavia rappresentato dal reinserimento del termine or lower (o più bassi) nella forward guidance, la frase sul futuro dei tassi. In altri termini, ora l’Eurotower si attende che i tassi rimangano su livelli pari o più bassi rispetto a quelli attuali, almeno fino alla prima metà del 2020 e, comunque, fino a quando sarà ritenuto necessario per poter assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere verso il proprio target, ovvero su un livello inferiore ma prossimo al 2% nel medio termine.

Nelle sue dichiarazioni l’istituto guidato (ancora per poco) da Mario Draghi ha poi confermato il programma di reinvestimento a scadenza dei titoli rilevati con il quantitative easing. Nel comunicato ha infatti fatto cenno al fatto che proseguire per un prolungato periodo di tempo successivamente alla data in cui inizierà a incrementare i tassi di interesse di riferimento. La Bce ha anche precisato che intende avvalersi di tutti gli strumenti nel caso in cui l’inflazione non si riporti verso i propri livelli target. In tali strumenti spicca anche un potenziale nuovo quantitative easing, ovvero un nuovo programma di acquisto di titoli, interrotto dall’inizio dell’anno, oltre che possibili sistemi che vadano a mitigare gli effetti collaterali dei tassi di interesse bassi.

Rileviamo infine che il direttore della Bce come da attese ha dato il via libera alla designazione della candidata proposta alla presidenza, Christine Lagarde. Non sono state sollevate obiezioni sulla designazione.

Le reazioni dei mercati alla Bce

La reazione dei mercati alle dichiarazioni di Draghi è stata a due velocità. Da una parte infatti abbiamo notato un iniziale entusiasmo, con conseguente rialzo dei listini azionari, ribasso dei tassi e calo dell’euro. Il merito non è – come abbiamo anticipato – all’invariabilità  dei tassi, quanto soprattutto all’inserimento nella forward guidance del riferimento or lower, e la prospettiva, già per il mese di settembre, di un ribasso dei tassi. Ha contribuito a tale movimento anche l’esplicito riferimento a un nuovo quantitative easing.

Tuttavia, in un secondo momento, la conferenza  stampa ha spento tali entusiasmi, portando in luce aspetti più deludenti. I mercati si sono così girati, invertendo la tendenza in negativo, con ribasso di borse, rialzo di tassi e apprezzamento dell’euro. Ma perché?

Probabilmente, i mercati finanziari non hanno gradito il mancato approfondimento dei dettagli del possibile programma di acquisto di asset, in quanto non ancora discusso, e l’ammissione di una mancanza di unanimità in tal materia da parte del Comitato. Ne deriva che ora gli investitori credono che la riunione di settembre sarà piuttosto dibattuta, e che le mosse espansive saranno meno scontate.

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