La scorsa settimana si è conclusa con il cambio EUR/USD scambiato ai nuovi minimi del 2021 vicino a 1,1500. Il dollaro americano sembra essere in condizioni di forza contro tutte le principali controvalute, dopo che la Federal Reserve degli Stati Uniti si è comportata come previsto. La banca centrale statunitense ha infatti mantenuto i tassi di interesse invariati allo 0,25%, come previsto, e ha annunciato la riduzione dei suoi acquisti di asset per 15 miliardi di dollari al mese. La Fed inizierà il tapering del suo programma da 120 miliardi di dollari a novembre, con riduzioni degli acquisti di Treasuries per 10 miliardi di dollari e di titoli garantiti da ipoteca per 5 miliardi di dollari.

L’inflazione

L’annuncio non ha sorpreso gli investitori, dato che nella loro precedente riunione, i policy maker statunitensi hanno notato che l’economia ha fatto progressi verso gli obiettivi della banca centrale, aggiungendo che se “i progressi continuano ampiamente come previsto, il Comitato giudica che una moderazione nel ritmo degli acquisti di asset potrebbe presto essere giustificata“.

Sull’inflazione, il presidente della Federal Reserve Jerome Powell & Co hanno detto che credono ancora che l’elevata inflazione sarà transitoria, anche se Powell ha altresì notato che i problemi della catena di approvvigionamento si estenderanno probabilmente fino al prossimo anno, il che significa che anche l’inflazione rimarrà alta. 

Powell ha negato che la Fed sia dietro la curva sull’inflazione e ha notato che è difficile fare previsioni nell’attuale ambiente pandemico. Tuttavia, il tasso di inflazione annuale negli Stati Uniti ha raggiunto un massimo di 13 anni del 5,4% a settembre, mentre i prezzi PCE core, la misura preferita dalla Fed, si sono mantenuti stabili al 3,6% annuo per il terzo mese consecutivo a settembre. In qualche modo, sembra che si stia stabilizzando, ma a livelli troppo alti.

Si noti come la Federal Reserve degli Stati Uniti non sia l’unica banca centrale che incolpa i colli di bottiglia nella catena di approvvigionamento per la pressione sui prezzi e la crescita irregolare. Ciò che la maggior parte delle banche centrali hanno in comune è che si aspettano che la fluidità delle forniture farà diminuire l’inflazione, nonostante non ne siano certi.

Il presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde, per esempio, giovedì scorso ha affermato che è molto improbabile che la BCE aumenti i tassi d’interesse nel 2022, nonostante l’indice dei prezzi al consumo dell’UE abbia raggiunto un massimo di 13 anni al 3,4%, secondo le stime di settembre. Lagarde ha detto che le prospettive per l’inflazione nel medio termine rimangono sottotono, e quindi è molto improbabile che le condizioni per un aumento dei tassi “siano soddisfatte l’anno prossimo”.

L’occupazione USA

Torniamo agli Stati Uniti, con Powell che ha detto che “se si guarda indietro alla media di 3-6-9 mesi, la creazione di posti di lavoro è tra 550.000-600.000 se riusciamo a tornare su quel percorso faremmo un buon progresso“.  La creazione di posti di lavoro è stata ben al di sopra di quella media in giugno e luglio, ma è scesa in agosto e settembre, con il paese che ha aggiunto solo 194mila nuove posizioni in quest’ultimo periodo. Inoltre, il JOLTS Job Opening ha mostrato che le aperture sono scese a 10,4 milioni in agosto, mentre il tasso di abbandono è salito al 2,9%.

Il rapporto sui salari non agricoli di ottobre ha mostrato che il paese ha aggiunto 531 mila nuovi posti di lavoro in ottobre, battendo le aspettative e in linea con i livelli di comfort di Powell. Il tasso di disoccupazione è sceso al 4,6%, mentre il tasso di partecipazione è rimasto stabile al 61,6%. Il rapporto ha avuto un impatto limitato sul dollaro, che ha mantenuto il suo dominio e ha raggiunto un nuovo massimo annuale contro la valuta condivisa. 

Allo stesso tempo, gli Stati Uniti hanno pubblicato alcuni report incoraggianti relativi alla crescita. L’ISM Manufacturing PMI di ottobre si è contratto a 60,8 punti da 61,1 punti, anche se meglio del previsto. L’indice ufficiale dei servizi è balzato a 66,7 punti, molto meglio del precedente 61,9 punti e battendo le aspettative del mercato. Inoltre, gli ordini di fabbrica di settembre sono avanzati dello 0,2% mensile.

D’altra parte, i dati europei sono stati per lo più scoraggianti. Le vendite al dettaglio tedesche sono scese del 2,5% mensile a settembre, mentre gli ordini di fabbrica nello stesso mese hanno registrato un modesto progresso dell’1,3%. Infine, la produzione industriale nello stesso periodo si è contratta dell’1,1%. Nell’UE, l’indice dei prezzi alla produzione è salito al 16,0% a/a a settembre, accennando a pressioni inflazionistiche crescenti.

Durante la prossima settimana, l’UE, la Germania e gli USA pubblicheranno le stime finali dei dati sull’inflazione di ottobre. Non ci sarà molto altro da coprire, in termini di dati macroeconomici, anche se vale la pena notare che la Germania rilascerà il sondaggio ZEW di novembre, mentre venerdì prossimo gli Stati Uniti sveleranno la stima preliminare dell’indice Michigan Consumer Sentiment di novembre, precedentemente a 71,7 punti.

Analisi tecnica EUR/USD

Il cambio EUR/USD è in calo per la seconda settimana consecutiva e viene scambiata ai minimi da luglio 2020. Secondo il grafico giornaliero, la coppia è anche destinata ad estendere il suo declino. L’area di supporto principale è ora intorno a 1,1460/70. Il livello dovrebbe attirare i compratori almeno in un primo tentativo di rottura al di sotto di esso. Se la zona di prezzo cedesse, la coppia probabilmente estenderebbe il suo crollo alla regione di 1.1400/20.

Di contro, la coppia avrebbe bisogno di recuperare sopra 1.1520 prima, e 1.1615 poi per scrollarsi di dosso la posizione negativa, ma i venditori probabilmente respingeranno gli avanzamenti se il rally si estendesse verso un livello di resistenza più forte a 1.1670.

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