Con lo sviluppo delle criptovalute e la loro popolarità è diventato sempre più difficile minare le monete digitali. Un mining pool non è altro che un gruppo di persone che decidono di minare insieme le criptovalute e dividersi il payout, ovvero la resa che si ottiene una volta sbloccata una transazione.

Queste cooperazioni possono essere un buon modo per i miners per ottenere dei profitti, ma possono nascondere dei rischi per la blockchain.

Che cosa significa minare una criptovaluta? Che cosa sono effettivamente i mining pool e dove sono distribuiti? Soprattutto quali sono i pro e i contro? In questo articolo troverete la risposta a queste domande.

Che cosa significa minare una criptovaluta?

Probabilmente sentendo parlare di criptovalute vi sarete imbattuti nel termine minare, anche se viene spesso usato il suo corrispettivo inglese mining.

Molte criptovalute, tra cui il Bitcoin, per poter funzionare hanno bisogno di potenti computer in grado di risolvere i logaritmi che bloccano le transazioni. Il sistema adottato si chiama Proof-of-work (POW), traducibile in Prova di lavoro.

Ogni transazione online di Bitcoin è infatti bloccata e per essere approvata ha bisogno che terze persone dotate di un computer con una buona potenza di calcolo (in inglese hash rate) abbiano scaricato il Cryptographic hash software.

Grazie a questo software viene sbloccata la transazione, che poi comparirà sulla blockchain. In seguito a questa operazione coloro che hanno contribuito allo sblocco delle transazioni ricevono dei bitcoin come premio.

Il termine miners, in italiano minatori, deriva dal fatto che i blocchi di transazioni vengono chiamati miniere. Dunque i possessori dei computer con la potenza di calcolo necessaria non sono altro che minatori che scavano per liberare i bitcoin da queste miniere.

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In quali Paesi si trovano i mining pool?

I mining pool abbiamo detto che sono dei gruppi di miner che cooperano per sbloccare più velocemente i bitcoin e le criptovalute che hanno lo stesso sistema.

Nel video precedente abbiamo visto come con il passare del tempo minare bitcoin sia diventato sempre più difficile dal momento che il numero di monete generate dal sistema sono sempre meno e per questo motivo è necessaria una potenza di calcolo sempre maggiore.

Ogni transazione bitcoin consuma la stessa quantità di energia di un termosifone elettrico acceso per 4 giorni.

Nel momento della stesura del nostro articolo l’81% dei mining pool si trova in Cina, mentre il 10% in Repubblica Ceca. I tre più grandi pool al momento della stesura di questo articolo sono cinesi e parliamo di BTC.com (29,6%), AntPool (12,9%) e ViaBTC (9,9%). Il mining pool della Repubblica Ceca SlushPool rappresenta il 9,6% di questo settore occupando il 4° posto.

Al 5° e 6° posto troviamo ancora pool cinesi: F2pool (7,6%) e BTC.TOP (7,1%). Settimo è l’islandese Bitclub.Network (2,2%), ottavo è il cinese BTCC (2%), mentre nono è il georgiano Bitfury (1,8%).

Da questa classifica ci sembra chiaro perché i ban del governo cinese abbiano influito notevolmente sull’andamento del bitcoin. Il mercato cinese delle criptovalute è il più grande del mondo e possiamo dire anche il più organizzato in termini di mining pool.

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Quali sono i vantaggi?

Il vantaggio dei mining pool consiste principalmente nella cooperazione dei miner per raggiungere l’obiettivo comune accettando una resa condivisa.

Chi ha infatti investito molto denaro in potenti schede video o nelle ASIC (Application Specific Integrated Circuit) con il passare del tempo ha rischiato di non ottenere grandi guadagni operando in autonomia.

I miner hanno quindi deciso di fare fronte comune e sommare le proprie potenze di calcolo sia per avere maggiori introiti sia per velocizzare le transazioni di bitcoin, che stavano diventando sempre più lente.

Transazioni approvate non velocemente costituiscono un serio problema per gli utenti che potrebbero abbandonare questa criptovaluta ed utilizzare altre più nuove ed evolute.

Pool mining
Pool mining

Negli ultimi anni infatti è stato sviluppato un sistema chiamato Proof of Stake (POS), che non necessita di mining in quanto le transazioni vengono approvate semplicemente dalla prova che ogni utente possieda una certa quantità di criptovaluta.

Con questo sistema, ma soprattutto con la sua evoluzione denominata Delegate-Proof-of-Stake (DPOS), il consumo di energia elettrica è minimo e le transazioni sono velocissime.

La fetta di Bitcoin nel mercato delle criptovalute è pari al 45% specialmente per la sua popolarità e non certamente per la velocità delle sue transazioni.

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Mining pool: perché potrebbero essere un pericolo?

Studiosi e analisti hanno però evidenziato alcuni rischi legati al mining pool. In primis è a rischio il concetto stesso di sistema decentralizzato.

Le criptovalute hanno un sistema decentralizzato e sono nate proprio per distinguersi dalle valute tradizionali legate alle banche centrali.

Unirsi in mining pool è una forma di accentramento e potrebbe essere uno svantaggio per chi mina autonomamente. L’indipendenza tanto voluta e ricercata viene quindi meno e ai minatori conviene unire le proprie forze invece di lavorare in modo decentralizzato.

Il membro del direttivo di Falcon Private Bank e consulente ICO di SwissRealCoin, Marc Bernegger, ha dichiarato in merito:

I mining pool sono in realtà un argomento interessante. Ma centralizzando i processi si elimina la gran parte di quello che rende tanto affascinanti le criptovalute. A sua volta, ciò espone miner e fan ad un aumento dei problemi legati alla sicurezza, con la conservazione dei dati degli utenti - e delle loro valute - in un unico posto
Mining pool italiano
Mining pool italiano

Oltre al discorso di immagine, la preoccupazione maggiore deriva da un altro fattore. I primi cinque mining pool detengono il 65% dell’hash rate del bitcoin.

Secondo un articolo su Investing.com di Tanzeel Akhtar se questi mining pool dovessero avere delle cattive intenzioni potrebbero attaccare la blockchain e causare danni irreparabili. Si tratta di un discorso potenziale, ma già qualcosa si è mosso in questa direzione.

Il mining pool cinese AntPool ha dichiarato sui social che per accrescere il valore del Bitcoin Cash (BCH) ha deciso di bruciare il 12% degli introiti ricevuti con il mining di questa criptovaluta, secondo quanto riportato da Motherboard.

Il grafico mostra il cambio BCH/USD negli ultimi due mesi. Possiamo notare che da metà aprile a inizio maggio il suo valore si è gonfiato enormemente passando da 650$ a 1.500$ ottenendo un rialzo del 130%.

Perché invece non costituiscono un pericolo?

Alcuni esperti declinano l’idea che i mining pool possano costituire un pericolo per ragioni del tutto pratiche. Innanzitutto ci deve essere la volontà eversiva di voler attaccare una blockchain.

Inoltre bisogna avere più del 51% della potenza di calcolo e mantenerlo per un discreto lasso di tempo senza che nessuno se ne accorga.

Mining pool
Mining pool

La ragione principale che fa pensare all’assenza di pericolo dei mining pool è in realtà un’altra, del tutto economica. I miner possiedono la criptovaluta e violare la blockchain non sarebbe per loro una mossa conveniente.

Infatti in caso di attacco alla blockchain di una criptovaluta, quest’ultima perderebbe l’appeal e tutti i possessori di token la venderebbero in massa causando il crollo del valore della moneta virtuale stessa.

Dunque i miner che eventualmente dovessero decidere di sferrare un attacco e fare incetta di monete si ritroverebbero con una grossa quantità di criptovaluta senza valore.

Molto più comodo e conveniente è continuare a minare e far funzionare l’intero sistema della moneta virtuale.

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