Il fallimento della Silicon Valley Bank e il rischio di un effetto domino su tutto il settore bancario americano, agitano i mercati finanziari. Mentre le autorità americane provano a gettare acqua sul fuoco affermando che non c’è il rischio di alcuna crisi sistemica in scia al crack della SVB, i trader provano ad adeguare le loro strategie operative alla nuova situazione.

Una mossa giusta visto che la crisi del settore bancario Usa è comunque destinata a cambiare le carte in tavola. Per intenderci se fino a poche settimane fa il rialzo dei tassi FED appariva scontato (Powell stesso aveva usato parole molto chiare su questo punto affermando che l’inflazione non era ancora sotto-controllo e che quindi nessuna pausa era possibile), adesso si scommette sul fatto che la Federal Reserve possa addirittura lasciare i tassi sul livello attuale nel meeting di marzo. L’ipotesi più avanzata è quella che vede un rialzo limitato a 25 punti base con annesse dichiarazioni rassicuranti sul fatto che si sarà una sospensione della politica monetaria aggressiva.

Come mai questo cambio radicale di approccio? La spiegazione è semplicissima: la politica di rigore della FED è sul banco degli imputati per il fallimento della SVB e l’effetto domino sulle altre banche regionali americane.

Fallimento Silicon Valley Bank: le banche europee rischiano?

banche

Una delle preoccupazioni degli investitori nostrani è che il fallimento della SVB possa contagiare anche le banche europee. I mercati hanno espresso appieno queste preoccupazioni e infatti i prezzi dei titoli bancari sono andati tutti in ribasso. In Italia sono state le big Intesa Sanpaolo e Unicredit a finire nel mirino delle vendite ma in forte rosso sono andate anche le secondo linee.

Ora gli esperti hanno rassicurato sull’assenza di reali pericoli per l’Europa e questo principalmente per due ragioni. Dopo la crisi del debito sovrano, le banche europee sono sottoposte a controlli rigidi. Vengono applicate le regole del protocollo Basilea 3 sulla liquidità ma anche sulla concentrazione dei rischi e sul patrimonio. I requisiti sono molto stringenti e questo è un bene visto che in Usa le banche regionali non sono tenute a rispettare procedure rigorose (e gli effetti di vedono). C’è poi una seconda ragione più pratica: la banca fallita (ma i depositi dei correntisti sono stati salvati), la Silicon Valley Bank era basata solo su startup tecnologiche. In Europa non c’è alcuna banca che mostra uno squilibrio simile e questo può rivelarsi un vantaggio.

Fallimento Silicon Valley Bank: effetti sul trading online

A seguito del fallimento della SBV le borse sono crollate. Il sell off non è però uniforme. Ovviamente vanno a picco le quotate del settore bancario ma i titoli tecnologici tengono. Questo è un segnale importante che se considerato assieme alla possibilità che la FED possa non aumentare il costo del denaro, potrebbe significare il ritorno della visibilità su tutto il settore tech. Azioni come ad esempio Amazon potrebbero sfruttare la situazione per risalire. Quindi per quello che riguarda le borse ci potrebbe essere una rotazione nella composizione dei portafogli di trading online.

Ma anche sulle altre asset-class non sono esclusi movimenti. Il cambio Euro Dollaro sicuramente risentirà del cambio repentino della politica monetaria della Federal Reserve e poi ci sono le criptovalute. Dal momento dell’inizio della crisi bancaria in Usa, gli asset digitali a maggiore market cap hanno segnato un rialzo. Il ritorno dell’appeal è sostenuto proprio dal possibile cambio di passo della FED. Quindi investire in criptovalute potrebbe tornare ad essere molto interessante. La situazione, però, è molto volatile poichè si parla anche di possibili regole stringenti sul mondo degli asset digitali il cui obiettivo è mettere la parola fine ad ogni legame tra criptovalute e banche tradizionali.

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